L'Arena di Padova, l'antico anfiteatro eretto probabilmente nel I secolo per il municipio di Patavium, divenne cava di materiale edilizio in epoca alto medioevale finchè l'area non venne donata da Enrico IV nel 1090 al vescovo di Padova Milone e passò successivamente nelle mani di ricche e nobili famiglie padovane: i Dalesmanini (XII s.), gli Scrovegni (1271-1448), i Capodilista (1448-1451), i Trevisan (1451-1475) e infine i Foscari di Venezia (1475-1810) e da ultimi i Gradenigo (1810-1868). La sua fama -oltre ai notevoli resti romani- si deve soprattutto alla cappella che vi fece erigere Enrico Scrovegni nel 1300 circa, i cui celeberrimi affreschi di mano di Giotto sono ancora oggi oggetto di visita ininterrotta e studio. Come si vede nell'incisione tratta da un acquerello di Marino Urbani (Biblioteca Civica di Padova, RIP X 1897) e pubblicata nel volume Cenni storici sulle famiglie di Padova e sui monumenti dell'università, Padova, Minerva, 1842, la cappella si appoggiava al palazzo, già edificato dai Dalesmanini e poi via via ampliato e modificato dai successivi possessori, dalla caratteristica facciata curva in linea con l'impianto dell'anfiteatro. Tra il 1828 e il 1834 la residenza fu occupata -nell'assenza di cure dei proprietari- da popolani che si spartirono gli ambienti peraltro già in cattivo stato, al punto che nel 1837 i Gradenigo decisero di abbatterlo per sostituirlo con un altro edificio visibile in una rarissima foto di Luigi Borlinetto conservata nella Raccolta Iconografica Padovana (XXXVI 6857) ancora della Biblioteca Civica di Padova; nel 1881 dopo lunghe vicissitudini e trattative con i Gradenigo il fondo e gli edifici dell'Arena passarono nelle mani del Comune che nel 1906 fece demolire il palazzo per far posto ai giardini pubblici.

Bibliografia: G. Zampieri, La cappella degli Scrovegni in Padova. Il sito e l'area archeologica, Padova 2004. Mappa