Filippo Barbieri
[D]uo luminaria magna que deus fecit: idest duos sacrosancte ecclesiae doctores egregios: Eusebum uidelicet Hieronymum & Aurelium Augustinum quos deus elegit: ut cunctis aliis in scripturarum explanatione preesent in multis dissentire uidentur. Roma: Giovanni Filippo da Lignamine, 1481.
L’ Autore: Teologo, storico e filosofo, Filippo Barbieri nacque a Siracusa intorno al 1426; entrato a far parte dell'Ordine dei domenicani, nel 1450 fu probabilmente insegnante di teologia a Palermo diventando presto famoso sia come teologo sia come oratore. Trasferitosi in Ungheria presso la corte di Mattia Corvino in un periodo anteriore al 1474 e successivamente a Siviglia, seppe accattivarsi la stima e la simpatia dei rispettivi sovrani. Ritornato in Italia, il 20 febbraio del 1475 fu nominato inquisitore generale della Sicilia, Sardegna e Malta.
L’opera: I [D]uo luminaria magna fanno parte di una raccolta di scritti detta Opuscula destinata ad uso didattico col proposito di dirimere le divergenze teologiche tra S. Agostino e S. Girolamo, facendo appello alle parole delle Sibille che sono raffigurate in dodici xilografie. Le altre tavole contenute nel testo rappresentano i dodici profeti, Cristo, San Giovanni Battista, la Vergine Maria, Platone e la Proba romana.
L'incunabolo, pubblicato a Roma nel 1481 dal nobile messinese Giovanni Filippo da Lignamine, il primo italiano ad aprire a Roma una tipografia per la stampa a caratteri mobili, è considerato uno dei migliori prodotti della tipografia romana del '400 per l'eleganza e la raffinatezza della stampa. Secondo Giuseppe Capriotti questo libro probabilmente fece parte della biblioteca del Pinturicchio, il quale affrescò le Sibille nell’appartamento dei Borgia a Roma, riportando alcune iscrizioni tratte dal manualetto del Barbieri.
L'esemplare appartenne alla Biblioteca del Collegio degli Scolopi di Cagliari come si evince dalla nota di possesso manoscritta presente a c. 1 v "Collegi Calaritani Scholarum Piarum".