La fondazione della Biblioteca nazionale di Napoli risale agli ultimi decenni del XVIII secolo, quando, per disposizione di Ferdinando IV di Borbone, si cominciarono a collocare nel Palazzo degli Studi (oggi Museo Archeologico) le raccolte librarie fino a quel momento conservate prima nel Palazzo Reale e successivamente nel Palazzo di Capodimonte. Tra queste la già all’epoca famosa collezione libraria farnesiana che Carlo di Borbone, figlio di Filippo V e di Elisabetta Farnese, divenuto sovrano del Regno di Napoli, aveva fatto trasportare nella capitale nel 1736. La Real Biblioteca fu aperta al pubblico e inaugurata dal sovrano nel1804. Dal 1816, con la seconda Restaurazione, La Real Biblioteca assume la denominazione di Borbonica e dopo l’Unità d’Italia prenderà quella di Nazionale.
Chiusa, nel 1942, per salvaguardare dai rischi connessi agli eventi bellici il prezioso patrimonio bibliografico, trasferito grazie alla indefessa attività dell’allora direttrice Guerriera Guerrieri in paesi più sicuri dell'entroterra - la Biblioteca riapre al pubblico nel 1945.
Negli anni Novanta la Biblioteca nazionale ha ampliato i suoi confini, andando ad occupare i locali, già della presidenza del Consiglio Regionale della Campania, prospicienti la Piazza del Plebiscito.