La biblioteca sorge fin dagl’inizi del monastero (sec. XI) per la necessità di fornire libri ai monaci, come prevede la Regola di S. Benedetto. Oltre alla Biblioteca come luogo di conservazione, a Cava ci fu anche uno Scriptorium, nel quale si scrivevano libri necessari per la formazione dei monaci di Cava e dei numerosi monasteri dipendenti
Un danno serio fu provocato alla biblioteca la notte di Natale del 1796, quando dal soprastante Corpo di Cava si riversò un ammasso di terra e pietrame, che “rovinò totalmente” la biblioteca.
Nell’Ottocento, le soppressioni degli ordini religiosi colpirono l’abbazia nel 1807 per opera del re di Napoli Giuseppe Bonaparte e nel 1866 per opera del re sabaudo Vittorio Emanuele II. Fu lasciato responsabile un conservatore del Monumento Nazionale, mentre alcuni monaci vi restarono come custodi, rendendo di fatto la biblioteca proprietà dello Stato appunto dal 1867. Questa fisionomia giuridica è rimasta inalterata fino ad oggi. I monaci, da parte loro, hanno continuato a prodigarsi nella gestione con la stessa cura adottata nella conservazione e nell’incremento del patrimonio librario.
Come nel passato, l’incremento privilegia le discipline più consone ad una biblioteca monastica: la patristica, la teologia, il diritto e la storia.