Scamozzi, Dell'idea dell'architettura ... 1615

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Dell’idea della architettura uniuersale, di Vicenzo Scamozzi architetto veneto … Novamente stampato, ed in quest’ultima edizione accresciuto d’un curioso trattato del sesto ordine dell’architettura. In Venezia : per Girolamo Albrizzi, 1714

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Quando Vincenzo Scamozzi si forma, l’ambiente vicentino è ormai da tempo connotato da una cultura architettonica classicista che porta il sigillo di Palladio. Sarà con la sua lezione che Scamozzi farà i conti, misurandosi inevitabilmente e non senza conflitti con il lascito del suo illustre predecessore. Come Palladio anche Scamozzi scriverà un libro sulle antichità di Roma (I discorsi sopra l’antichità di Roma, 1582) e come Palladio, anche Scamozzi comporrà un trattato sull'architettura. Nell’una e nell’altra opera l’ambizione è quella di superare i precedenti palladiani. Dell'Idea dell’architettura universale era stata pensata dapprima in dodici libri, ridottisi poi a dieci, secondo la canonica ripartizione vitruviana e albertiana. Il progetto, già accarezzato a partire dal 1590-91, è quanto mai ambizioso, proponendosi di illustrare l’architettura “universale” e fondandosi su una concezione rigorista della materia, trattata come una disciplina “scientifica”, influenzato in questo anche dal clima scientista ed enciclopedico dell’età di Galileo.

Per concretizzare il suo proposito di illustrare l’architettura “universale”, Scamozzi fra il 1599 e il 1600 compie un viaggio di studio di nove mesi in Ungheria, Germania e Francia, registrando nel suo taccuino le cose che lo avevano incuriosito e soprattutto, in consonanza con le finalità documentarie del viaggio, prendendo nota delle architetture viste: quasi tutti edifici gotici francesi, tradotti in una quindicina di disegni, con piante, alzati e sezioni. L’originario progetto editoriale purtroppo non sarà mai realizzato del tutto: il trattato infatti comprende solo i libri I, II e III , costituenti la prima parte, originariamente in un tomo, e i libri VI, VII e VIII, che compongono la seconda parte, anch’essa in un tomo. Nell’edizione qui esposta, stampata nel 1714 a Venezia da Girolamo Albrizzi, che aveva già pubblicato una prima volta l’opera nel 1694, il trattato è riunito in un unico volume diviso in due parti. In entrambe le scadenti edizioni di Albrizzi vengono riadattati i materiali della Tipografia Contarini di Piazzola sul Brenta, che nel 1687 aveva realizzato una ristampa dell’editio princeps, poi acquisita da Albrizzi. 

Nel primo libro l’autore dà alcune definizioni: sull’architettura e sull’architetto (quale debba esserne il ruolo, le virtù, la cultura), passando poi in rassegna vari temi generali pertinenti al mestiere: dalla geometria alle proporzioni del corpo umano al disegno, per soffermarsi quindi a elencare le tipologie degli edifici, a lodare l’architettura antica, e, per finire, spiegando come l’architetto debba gestire il cantiere, i rapporti con le maestranze (da trattarsi con degnazione aristocratica) e con i committenti.

Il secondo libro considera le caratteristiche dei vari climi e dei siti, di quali scegliere e quali fuggire, dei paesi più o meno adatti all’insediamento, delle acque, dell’aria, dei venti (comprese le etimologie), poi delle città e delle fortezze. Nel terzo libro Scamozzi affronta il tema della casa. S’inizia dagli antichi, dalle case dei Greci e dei Romani, per passare subito a “quello che si aspetta in generale a’ Palazzi de’ principali Signori d’Italia, come Roma, Napoli, Genova e Milano e anco qui in Venetia”, e alle tipologie dei palazzi signo-rili in Spagna, Francia, Germania e Polonia. Scamozzi riserva la parte più importante di questo libro alle proprie realizzazioni. Come aveva fatto Palladio nel Libro secondo, anch’egli qui dispiega un campionario delle proprie architetture, prevalentemente di villa. A differenza di Palladio però, che nelle tavole dei Quattro libri inserisce il prospetto e la pianta degli edifici nello spazio neutro della pagina bianca, Scamozzi documenta anche l’intorno, con le strade, i corsi d’acqua, i ponti, e dà il disegno dettagliato dei giardini, nonché l’orientamento e le misure in piedi dell’edificio.

 Nel sesto libro Scamozzi prende in esame gli ordini architettonici, ribadendo, contro “alcuni, che dopo Vitruvio hanno trattato differentemente degli ordini”, che questdeono esser cinque, e non più”. Fu questo, tra i sei libri, quello che più contribuì a diffondere anche fuori d’Italia la notorietà di Scamozzi. Il settimo libro tratta dei materiali da costruzione, pietre, malte, legnami, metalli; anche qui tuttavia Scamozzi non si limita a fornire indicazioni su tipi, qualità, tecniche di lavorazione, ma fa sfoggio di erudizione enciclopedica, accennando anche ad argomenti come la “generatione delle pietre ne’ monti e ne’ mari e per via di congelatione”. Nel libro ottavo Scamozzi esamina le varie incombenze necessarie all’edificare: dalle fondamenta, ai porti, alle palificazioni, alle mura, porte, finestre, camini, volte, e altro ancora fino agli obelischi, al ponte di Cesare sul Reno, alle strade, alle macchine. 

Sul frontespizio il timbro della Biblioteca del periodo della Repubblica Veneta.



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