'Pape Satan, pape Satan, aleppe...'

Enigmi forti

 

'Pape Satan, pape Satan, aleppe...': conferenza tenuta per la 'Dante Alighieri' il 15 gennaio 1905 all'Università Luigi Bocconi in Milano e ripetuta il 22 dello stesso mese a Pavia

Il Veltro rivelato da Dante conferenza tenuta a Pavia il 21 maggio 1905 per la 'Associazione artistico-industriale P. Massacra'

Pavia, Fusi, 1905, 94 p., 25 cm. Titolo in coperta: Enigmi forti.      BENIN.533/1;      Misc.90.17;      CIV.A.15.H.43.

 

La soluzione degli enigmi disseminati nel testo della Commedia rappresentò per Benini la porta d’ingresso alle indagini dantesche. Il primo esercizio affrontato dallo studioso cremonese fu quello relativo a uno degli enigmi più celebri di tutto il poema e tra i più frequentati dalla critica, ovvero il grido di Pluto, demone posto a guardia del quarto cerchio infernale: Pape Satan, Pape Satan, aleppe (Inf. VII, 1). Su questa frase problematica si sono letteralmente versati, nella storia della critica letteraria, fiumi d’inchiostro e sono state elaborate le teorie più fantasiose e grottesche. Tra coloro che ritengono che la frase abbia un senso logico decise di collocarsi anche il Benini, che interpretò il grido come un gesto di sfida al visitatore terreno, cui Virgilio fu costretto a rispondere energicamente, con l’allusione alla sconfitta inflitta agli angeli ribelli dall’Arcangelo Michele (Inf. VII, 11-12). Quella di Pluto sarebbe un’esortazione (espressa in un greco regredito a un livello pre-grammaticale, consono alla natura diabolica) rivolta a se stesso (identificato con Satana, il ‘gran nemico’) a trovare la forza necessaria per la lotta. Chiave di quest’interpretazione è la lettura del lemma ‘aleppe’ come voce del verbo greco άλείφειν = ungere per la lotta. Il senso completo della frase sarebbe dunque quello di: “O Satan, preparati alla lotta!” Il gesto simbolico dell’unzione fa di Pluto un rovesciamento dell’ ‘unto del Signore’, un’ipostasi della seconda persona di un’anti-Trinità diabolica (Dite, Pluto, il serpente). Benini ritornerà a più riprese su quest’interpretazione, arrivando alla sua lettura definitiva nel volume Dante tra gli splendori de’ suoi enigmi risolti (1919).  Nella nuova lettura Pluto rivolge il suo grido al padre Satana, e il verbo assumerebbe una forma imperativa: άλείφε (με), ungi(mi): “Padre Satana, padre Satana, ungimi!”.
Contemporaneamente a questo enigma, Benini lavora alla soluzione di un altro passo problematico, quello nel quale Virgilio profetizza la venuta di un ‘Veltro’, un simbolico levriero, che avrebbe ucciso la lupa che aveva atterrito Dante nel primo Canto (Inf. I, 49-60). Questo veltro per il Benini non si identifica con un imperatore o con un uomo d’armi: altri non sarebbe che Dante, la cui stirpe (“nazion”) risale a quella madonna Alleghiera, sposa di Cacciaguida e vissuta in Val di Pado, ovvero “tra Feltro e Feltro” (tra Feltre, cittadina del Cadore, e Montefeltro in Romagna). Secondo il Benini, questa profezia va letta in parallelo con quelle sul Messo di Dio adombrato da Beatrice (Purgatorio XXXIII, 37-45) nei numeri 500 (D), dieci (X) e cinque (V), e con quella di Cacciaguida (Paradiso XVII). Tutte e tre le profezie rimanderebbero al personaggio di Dante.
La reazione dei dantisti, apparentemente morbida dopo l’uscita del primo intervento, cominciò a farsi feroce, e Benini cominciò a ribattere colpo su colpo alle osservazioni dei critici, ma senza demordere o arretrare: continuando, anzi, ad approfondire le ricerche e riducendo sempre più il livello di approssimazione dei risultati.