Dante, i giganti e Lucifero (problemi di forma e dimensioni)
Cremona, 'Cremona Nuova', 1936, 14 p., 8. Già pubblicato in: Cremona, a. 8. (1936), n. 7. BENIN.533/17
Attraverso le impressioni di Dante sull’altezza del gigante Nembrod (Inf. XXXI, 58 sgg.), riportate nel poema in forma di proporzioni apparentemente approssimative, Benini risale all’altezza del gigante Nembrod, a quella di Dante e infine a quella di Lucifero stesso.
Le diverse ipotesi di calcolo perseguite concorderebbero nel fissare l’altezza originaria di Lucifero nel numero altamente simbolico di 666 braccia fiorentine.
L’altezza dell’angelo decaduto, tuttavia, è andata crescendo secolo dopo secolo a causa dell’innalzarsi del livello di Cocito, il lago ghiacciato in cui egli sta immerso. Poiché Lucifero è bloccato dalla piccola sfera di origine extraterrestre al centro della terra, il suo sforzo di mantenere la triplice testa fuori dal livello del lago gli ha man mano assottigliato il tronco fino a farlo diventare una specie di verme (il “vermo reo, che il mondo fora”), lungo una ventina di volte la misura originaria.