VETRINA 3

Immagine delle tavole 'Il viaggio di Ulisse agli antipodi secondo Dante' a colori ed in scala di grigi

 

Viaggio di Ulisse agli antipodi secondo Dante

 

Fuori dalle Colonne d’Ercole, Ulisse incitati i compagni a tentar l’esperienza Diretro al sol, del mondo senza gente volge la poppa nel mattino sempre acquistando dal lato mancino. Egli ha appena varcato l’equatore, quando gli appare una montagna bruna per la distanza e alta quanto non n’aveva mai viste; e l’un turbine travolge lui e la sua ardimentosa compagnia. In che consiste dunque l’esperienza del mondo senza gente? Ulisse non seguiva il movimento del cielo stellato da oriente ad occidente, bensì andava diretro al sol seguiva (io intendo) il sole nel suo apparente moto di retrogradazione dal tropico boreale al tropico australe, ansioso di vedere che cosa mai ci fosse là dove, ogni principio d’inverno, l’astro si soffermava per ritornare poi a nord. Dopo cinque mesi di navigazione a forza di remi, ecco che l’arrestarsi del sole al tropico australe, sopra la montagna del Purgatorio, segna l’arresto del folle volo. L’idea di arrivare al capolinea della via del sole, tra l’occidente e il mezzogiorno, dà al tentativo di Ulisse un movente preciso, al suo viaggio una direzione ed una meta definite, come non si potrebbe sperare dalla interpretazione comune.

Il poeta ha voluto qui fornirci un nuovo dato necessario all’intelligenza dell’opera sua. La montagna bruna è vista da Ulisse subito dopo il passaggio dell’equatore; particolare che forse nasconde lo scopo di determinare l’altezza di quella. Dante riteneva di 3250 miglia il raggio terrestre; ora, il monte sorgente a 23° ½ di lat. austr., per poter essere veduto al passaggio della linea equatoriale, doveva sporgere per una quantità eguale ai 9/100 del raggio, ossia per 293 miglia o diciamo 300 in numero tondo. Dico questo con ogni riserva e senza voler impigliarmi pel momento nelle sottili questioni riguardanti le dimensioni del Purgatorio e dell’Inferno dantesco.

R. Benini, Note di cosmografia dantesca, p. 990.

 

La misura viene praticamente dimezzata nel saggio Origine, sito, forma e dimensioni del Monte del Purgatorio, e viene portata a circa 147,73 miglia. Benini sottolinea come una strana coincidenza il fatto che questa montagna dell’altezza virtuale di 147 miglia e frazione si scopra alla vista di Ulisse giusto 147 giorni e frazione (cinque lune) dopo che egli aveva lasciato dietro di sé le Colonne d’Ercole, il varco folle dall’emisfero nostro all’emisfero vietato ai mortali (R. Benini, Origine, sito …, p. 66).
Di quanto Ulisse aveva passato l’equatore? Inf. XXVI, 127 sgg. dice che “Tutte le stelle già dell’altro polo / Vedea la notte, e il nostro tanto basso / Che non surgeva fuor del marin suolo.” In base ai calcoli astronomici, Benini stabilisce che per vedere nel corso di una stessa piena notte tutte le stelle della calotta antartica l’osservatore doveva trovarsi approssimativamente 7° ½ al di là dell’equatore.

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