La cronologia come materia d'arte poetica

immagine della copetrina del libro 'La cronologia come materia d'arte poetica nella Divina Commedia'

 

La cronologia come materia d'arte poetica nella Divina Commedia, nota [di] Rodolfo Benini

Roma, Tipografia della R. Accademia dei Lincei, 1910, 25 p., 25 cm. Già pubblicato in: Rendiconti della R. Accademia dei Lincei, v. 19., fasc. 1.     BENIN.533/8      Misc.90.26

Nella disputa sull’età del mondo, Dante corregge leggermente la cronologia di Eusebio di Cesarea, calcolando in 5232 gli anni fino alla crocifissione e resurrezione di Cristo (Par. XXVI, 119-123). Se ad essi si sommano i 1267 anni mancanti per arrivare al 1300, anno del viaggio di Dante, arriviamo a 6499. La settimana santa del viaggio oltremondano del poeta sarebbe dunque la prima del 6500° anno dalla creazione. Dante inoltre è convinto che il mondo duri altri 6500 anni, dopodiché arriverà il Giudizio Finale. Egli dunque pone se stesso e il suo viaggio alla metà esatta della storia universale del mondo. Riportando tutto ad anni tropici, e non siderali, Benini constata come il 5 aprile 1300, data della discesa di Dante all’Inferno, coincida perfettamente con l’anniversario della Resurrezione di Cristo. Dante voleva della sua discesa nell’inferno fare un anniversario della discesa di Gesù, e della sua uscita un anniversario della Resurrezione, accordata questa colla morte di Adamo, e la morte di Adamo colla creazione (p. 20). Per fare ciò dovette far riferimento alle tre più importanti specie di anni astronomici (siderali, tropici, lunisolari).
Voleva la sua visione collocata quanto più presso si potesse al mezzo della vita assegnata al mondo e insieme far coincidere i centenari della creazione coi centenari dell’incarnazione e nascita del Redentore. All’uopo gli servì la cronologia eusebiana, integralmente conservata per gli anni dell’era cristiana, lievemente modificata nel periodo anteriore […] felicemente combinata coll’idea dell’annus magnus dei pianeti […] Voleva la sua visione coincidente con qualche cosa di raro in terra e in cielo, e scelse la settimana santa dell’anno santo per il giubileo cristiano […] (ibid.).
Dante dimostrò così, ribadisce Benini, che
si può fare della scienza, del misticismo e dell’alta poesia pur coi materiali cronologici, che parrebbero i più ingrati alle muse. (p. 8).