Disposizione dei pianeti alla generazione [= concepimento] di Beatrice

Disposizione dei pianeti alla generazione di Beatrice

 

Per spiegare come il numero nove fosse legato alla vita di Beatrice, Dante scrisse nella Vita Nuova (XXIX, 2-3) che al momento della sua generazione tutti i nove cieli mobili si aveano perfettissimamente insieme. Beatrice, che era di sette-otto mesi più giovane di Dante, doveva essere nata nel dicembre 1265 (verso la fine) e concepita presumibilmente nella seconda metà di marzo dello stesso anno.
Il caso fu utilizzato dal Benini per verificare se l’Almanacco di Profazio, edito dal Boffito e dal Melzi d’Eril nel 1908, fosse la fonte di Dante per i riferimenti astronomici nella Commedia. Il testo del Profazio fornisce per il 25 marzo, data possibile del concepimento di Beatrice, la disposizione dei pianeti a ventaglio, come rappresentato in figura. I pianeti sarebbero compresi in un angolo di meno di 80 gradi, nei segni, tra l’altro, di Ariete e Gemelli, considerati da Dante pieni di virtù. Ma anche al momento della nascita di Dante (maggio 1265) i pianeti avevano, secondo Profazio, una disposizione simile, ed erano disposti a ventaglio entro un angolo di 67 gradi, nei segni di Toro, Gemelli e Cancro. In questo caso l’Almanacco sembrerebbe confermare quanto affermato da Dante.

Così Benini:

Per gli astrologi la frase [della Vita Nuova] era esatta. Il 25 marzo 1265, giorno che l’innamorato poeta dovette supporre per la generazione della sua Donna e giorno anniversario in anni siderali dell’Incarnazione di Gesù (nei quali concorre col suo lento moto l’ottavo cielo) i sette pianeti trovaronsi distribuiti simmetricamente nei primi tre segni dello zodiaco, sotto un angolo di 81 gradi: bellissimo corteo che il Primo Mobile e cielo cristallino trascinava nel giro di ventiquattr’ore intorno alla Terra. E mentre questa combinazione astrale segnava l’inizio di una nuova vita nel seno di colei che era predestinata madre di Beatrice, nel seno di un’altra benedetta, che poco tempo prima in Dante s’era incinta, il nascituro passava dal settimo all’ottavo mese di sua vita in formazione, momento in cui “lo Motor Primo spira spirito novo alla creatura umana” [Purg. XXV, 70-72], cioè l’anima razionale edificandola su la vegetativa e sensitiva. Così le due vite potevansi dire legate da un nodo di mistero, ancor prima che sbocciassero all’aer tosco.

(R. Benini, Come divenni l’interprete di Dante, Ms. Benini 3, c. 53).

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