Castello Tufara

CASTELLO

La fonte medievale più antica che attesta l’esistenza del paese è la vita di S. Giovanni da Tufara, nato da Mainardo e da Maria nel 1804. Ci sono poi altre fonti, come la testimonianza del geografo arabo Edrisi il quale, descrivendo l’Italia intorno al 1150, parla di Tufara come di un centro situato in prossimità del fiume Fortore, e il Catalogus Baronum che, nel documento n. 1413, nomina Riccardo Marzano il quale “tiene Tufara e Monterotaro” (oggi in provincia di Foggia), feudi di due militi, a lui assegnati da Ruggero II d’Altavilla, nella seconda metà del XII secolo. Il primo fortilizio fu quindi costruito dai Normanni su un precedente recinto fortificato longobardo. Nel 1245 il castello subì una forte aggressione durante il regno di Federico II, quando, in seguito all’emissione del decreto De novis aedificiis diruendis (1220), ne fu decretata la distruzione. La fortezza rimase alla famiglia Marzano fino agli inizi del XIV sec., quando Tufara passò ai Gambatesa-Monforte che ne rimasero proprietari fino alla metà del XV secolo; a loro si deve la ricostruzione delle mura del borgo e l’ampliamento del castello sul lato sud-orientale. Nel 1465 il feudo passò a Giovanni della Candida e da questi, per eredità materna, a Decio Crispano. I successivi ampliamenti apportati da quest’ultimo trasformarono completamente la struttura del castello che assunse una forma definita “a fagiolo” […], per la particolare conformazione sinuosa della roccia tufacea sulla quale l’edificio si innalza. Alle strutture precedenti, nella zona di nord-est, fu aggiunto un lungo corpo di fabbrica che determinò la rielaborazione degli spazi interni e incorporò la precedente rampa di accesso e alcuni ambienti della parte più antica. La fortezza perse allora la sua connotazione tipicamente feudale per assumere quella di castello residenziale attrezzato per la difesa attiva contro le armi da fuoco. L’entrata fu spostata a nord-est, da qui una scala in ferro, costruita durante i recenti lavori di restauro, porta all’ingresso rinascimentale attribuito a Decio Crispano. A questo periodo risale l’aula rettangolare con copertura a botte lungo i cui muri si aprono diciassette nicchie disposte a intervalli regolari. Tale ambiente, uno dei pochi ben conservati, era […] una sala d’armi o un dormitorio comune. Le mura esterne sono contrassegnate da una cornice marcapiano, da caditoie incorporate nei volumi successivi, da un cammino di ronda.

Estintasi la discendenza dei Crispano, nel 1629 il feudo fu ceduto alla famiglia Carafa e pochi anni dopo ai Pignatelli che lo detennero fino all’eversione della feudalità. Essi si curarono poco di questo lontano lembo di terra molisana e il manufatto cominciò un lento, ma inesorabile declino. Il castello fu ceduto ai Nardicchione, gli amministratori della famiglia Pignatelli, i quali non essendo più in grado di sostenere le spese finanziarie che il castello imponeva, nel 1960 lo donarono al comune di Tufara. Con la legge 64 del 1986 partì un progetto di recupero che ne prevedeva il restauro e il riutilizzo.

 

Da Perrella O., Cavaliere G., 2006. Molise Castelli. Palladino Editore. Campobasso.

Perrella O., Di Rocco G., Greco G., Valente F. (a cura di), 2011. Atlante castellano del Molise. Castelli, Torri, Borghi fortificati e Palazzi Ducali. Palladino Editore. Campobasso.