Dell’antica chiesa di San Giorgio de Golferio, aulicamente detta de’ Gulpheriis o dei Golfieri si hanno poche notizie. Rimane sconosciuta la genesi del nome, probabilmente riferita a un personaggio religioso o mercante laico, o forse a una confraternita. L’edificio all’interno della città murata, sorgeva su uno spiazzo posto alle spalle di porta Amalfitano ed era appaiato a un’altra chiesa, il Santissimo Sangue di Gesù Cristo, detta del Santo Cristo. Per la contiguità, la porta sulla Marina si chiamava anche porta san Giorgio, veniva collegata nella tradizione orale a una colonia di mercanti amalfitani,mentre contemporaneamente celebrava Roberto il Guiscardo, vincitore di Amalfi. In largo Amalfitano pertanto si trovavano le 2 chiese, una per onorare il campione dei Normanni San Giorgio,unico protettore della città fino a tutto il ‘500 e l’altra quasi considerata Casa Comunale. Quivi infatti, nel tempio del Santo Cristo, trovarono lungamente collocazione i documenti dell’Università Reggina, il Comune ed era sede delle riunioni della confraternita dei Bianchi. Anche quando venne edificato il palazzo comunale al Tocco Grande, nei pressi di largo Amalfitano, in San Giorgio continuò a perpetrarsi l’apertura delle cerimonie per l’elezione dei Sindaci. Nel 1567 l’arcivescovo mons. Gaspare dal Fosso aveva ridotto a 12 le 21 parrocchie reggine. Con la riorganizzazione seguita all’invasione araba, nel 1596 San Giorgio si ritrova annoverata tra le nuove 8 parrocchie che sostituiscono le precedenti 12. Inoltre, l’arcivescovo mons. Annibale D’Afflitto aggregò a San Giorgio de Gulferio rendite, benefici e ompetenze di altre 2 chiese vicine distrutte dalla furia dei saraceni: Santa Maria degli Angeli (detta dei Romeo e poi nota come Santa Barbara) che era parrocchiale e sotto la cui giurisdizione era ricaduta la Giudecca; Santa Margherita, già annessa al vecchio Ospedale. Il conteggio dei fuochi (unità familiari) nel 1599 è di 179; dal 1616 si registra un calo demografico, dovuto probabilmente anche al ridimensionamento dei limiti della parrocchia. In più la chiesa non è libera da edifici (costruiti accanto) e i fuochi risultano 166. Situazioni che perdurano fino al 1635, quando viene annotato che la Chiesa è libera da edifici, ma i fuochi sono diventati 80. I confini della parrocchia restano praticamente immutati dal 1599: si esce dall’ingresso principale: a ponente si trovano le Carceri Capitaneali, che si ritiene inglobassero il torrione di porta Amalfitano. Oltre le Carceri, si sale verso il muro vecchio, che conduce alla chiesa di Santa Maria di Ganzerina, in direzione della Casa di Città e dell’Orologio. Il confine corre quindi lungo il corso, passa per il Tocco della Palma, la Mezza Porta, la spezeria dell’hospitale, Sant’Angelo lo Piccolo dietro le case degli Strozzi. Scende quindi verso il mare e gira lungo le mura della Marina, fino a ritornare alla piazza della Chiesa.
Il 10 agosto 1658 la città di Reggio ricevette finalmente in dono una reliquia della tibia del Megalomartire San Giorgio. Fu occasione per fare festa grande: fin dal mattino la gente si era radunata alla Marina, lungo le vecchie mura. Alla Fontana Nuova c’era la banda e un altare posto sotto un padiglione cremisi, con l’Arcivescovo, i sindaci e i maggiorenti. Lo stesso papa, Alessandro VII Chigi, diede atto pubblicamente rendendo grazie per la manifestazione di religiosa letizia e concorso di popolazione e solenne pompa. Il Breve pontificio di ringraziamento venne dato alle stampe e diffuso tra i cittadini, inoltre venne inserito nella speciale liturgia riservata al Santo. La reliquia rimase esposta in Duomo per tre giorni quindi, collocata in nobilissimo reliquiario, posta sull’altare maggiore della chiesa di San Giorgio de Golferio.