Visite Pastorali
I registri contenenti le Visite Pastorali degli Arcivescovi reggini, costituiscono una delle fonti principali di storia locale. Il fondo più antico riguarda Mons. Annibale D’Afflitto (1594-1638): 9 visite, di cui 5 con atti completi; 18 volumi, 9 mila fogli; lungo 44 anni. Il prelato iniziò una visita particolareggiata della città subito dopo l’invasione musulmana del 1594, che vide la distruzione (oltre degli edifici) degli archivi ecclesiastici e comunali. La chiesa di San Giorgio in largo Amalfitano risulta tra le 8 parrocchie in cui l’arcivescovo D’Afflitto aveva diviso Reggio. I confini parrocchiali comprendono le Carceri Capitanali accanto a porta Amalfitano (detta anche porta San Giorgio) risalgono costeggiando il Muro Vecchio fino alla Torre dell’Orologio, proseguono sullo “Stratuni”, poi scendono alla marina insieme alle mura, quindi ritornano allo slargo della chiesa. Limiti confermati un secolo dopo (1686) nelle relazioni dell’arcivescovo mons. Ybanez y Villanueva. Lo stesso prelato fece edificare la chiesa del Sangue di Gesù Cristo, detta (ancora oggi) del Santo Cristo, accanto a quella di San Giorgio de Golferio. Probabilmente il Santo Cristo servì da cattedrale duranti i lavori di restauro del Duomo e nei suoi locali furono conservati gli archivi cittadini, prima della costruzione del palazzo di città al Tocco Piccolo. Le 2 chiese appaiate, caratterizzarono largo Amalfitano fino al terremoto del 1783. Emergono dalle Visite pastorali aspetti socio economici della città, tra storia e cronaca, con linguaggio colorito dagli interessanti aspetti linguistici.
Dal manoscritto di Carlo Guarna Logoteta
Trascrizione
San Giorgio di Nicomedia e Santo Stefano di Nicea, primo vescovo di Reggio, furono i due patroni di essa città, che ebbero gli onori di principali, anzi l’immagine del primo fu adottata per stemma della medesima che tuttor si conserva. Ebbe egli largo culto dai Reggini in tre chiese urbane e in una suburbana, la parrocchiale di San Giorgio extra moenia nel suborgo delle Sbarre, della quale sarà detto a suo luogo. Delle tre urbane due perirono sotto il ferro e il fuoco dei musulmani e la terza soggiaciuta allo stesso destino, risorse in altro sito. L’antica chiesa parrocchiale di san Giorgio de Gulpheriis sorgeva, come trova il nostro chiaro De Lorenzo, nella piazza Amalfitano, accanto ad altra gemella e di entrambe furon scoperte le fondamenta nel recente livellamento di quel piano. In quanto all’aggiunto egli, senza perdersi in inutili congetture, crede che fosse venuto dalla famiglia Golfieri, probabilmente fondatrice e patrona di quel delubro. Dopo le cennate devastazioni turchesche monsignor D’Afflitto volendo restringere ad otto le dodici piccole parrocchie della città, stremata abitatori o caduti sotto le scimitarre degl’Islamiti, o migrati nei casali, cominciò dall’aggregare a San Giorgio ad 11 ottobre 1596 il beneficio semplice di Santa Maria degli Angeli e successivamente nel 1606 riunì a questa stessa pieve l’altra di Santa Margherita, attaccata all’Ospedale di quel tempo, la quale, secondo il lodato De Lorenzo, occupava approssimativamente il sito dell’odierna chiesa dell’Arciconfraternita dei Bianchi. Sull’altare principale di questa chiesa onoravasi l’insigne reliquia del Santo martire, che il Sommo Pontefice Alessandro VII aveva donato al nostro Municipio, e che era stata qui recata da don Giovanni Bichi, nipote del Papa e gran Priore dell’ordine Gerosolimitano, arrivato nella nostra rada con alquante galee pontificie a 10 giugno 1558. La Curia ci ha conservato la bolla pontificia con la quale fu accompagnato il dono ai nostri Sindaci, e l’istrumento pubblico della traslazione, e consegna della Reliquia, la descrizione della feste solenni allora celebrate e l’autentica della medesima che trovansi nella visita diocesana dell’Arcivescovo de Gennaro. Questa chiesa fu distrutta dal tremuoto del 1783 ed essendo in migliore stato quella del Monastero di S. Nicolò di Strozzi, assegnata pria alla Monache Benedettine, passate altrove, fu in quest’ultima trasferita la parrocchiale di S. Giorgio, che stette così quasi in mezzo ai suoi limiti. Fu restaurata nel 1836 dalla Cassa Diocesana. Il Comune soleva in questa chiesa soddisfare le sue opere di religione, festeggiava il suo patrono. Cessò dopo l’anno del progresso 1860. Ha circa 4200 abitatori.