Nella Reggio dell’Ottocento, la chiesa detta di San Giorgio Intra si chiamava ufficialmente san Giorgio de’ Gulpheriis, de Golferio. Le vicende di questa San Giorgio Intra, prendono l’avvio dal terremoto del 1783. Il sisma, che liberò la città dalla costrizione delle mura spagnole, non solo raggiunse gli apici della “Scala Mercalli”, ma proseguì con scosse telluriche per mesi. L’antica chiesa di San Giorgio che sorgeva in largo Amalfitano (attuale area delle Poste Centrali), appaiata a quella detta del Santo Cristo furono distrutte. Andò dispersa anche la Reliquia del Santo, che si venerava sull’altare maggiore fin dal 1658. Alcune fonti riportano di un primo trasferimento del culto e della parrocchia di San Giorgio in San Francesco da Paola, al limite meridionale della città, accanto o forse all’interno del palazzo delle Carceri, attuale Tribunale dei Minori. Intanto la soppressione degli Ordini religiosi nel 1784, portò ad una riorganizzazione di spazi e dei religiosi che avevano dovuto abbandonare i conventi. Ad esempio: le Benedettine di S. Maria della Vittoria di Lepanto furono costrette a peregrinare tra vari monasteri, prima di dovere coabitare nel loro antico convento con le Domenicane. Tali religiose erano chiamate Strozzesche poiché abitavano vicino a largo Amalfitano, nell’ex casa di un nobile fiorentino trapiantato a Reggio nel XVII secolo. Nel 1796, le monache domenicane lasciarono palazzo Strozzi per essere unite alle Benedettine nel vecchio convento di queste ultime. In tale frangente probabilmente, San Giorgio, dalle carceri di San Francesco, si insediò nella chiesa di San Nicolò degli Strozzi. Tuttavia la coabitazione tra i due ordini religiosi si rivelò impossibile e le Benedettine nel 1799 si ritirarono, mentre procedeva la costruzione di un nuovo monastero (attuale area di san Giuseppe). Le Strozzesche rimasero nel vecchio sito benedettino che sorgeva intorno al vetusto luogo sacro di S. M. della Vittoria, originariamente dedicato a Santa Maria di Pesdoglioso. La chiesa di Pesdoglioso era orientata Est-Ovest, all’uso bizantino, si ritrova elencata nelle Rationes Decimarum del 1310 e tra le parrocchie urbane alla metà del XVI secolo. In tale edificio fu infine collocata la parrocchiale di San Giorgio de’ Gulpheriis. In quanto sede principale del Santo patrono in città, il Comune tradizionalmente concorreva alle spese della festa del Protettore e all’olio della lampada che ardeva davanti al suo altare. Fino al 1860 quando, nel tumulto dei tempi, la prestazione annua di ducati 14,50 fu ingiustamente cancellata. Con il nuovo secolo, il XIX, i confini della parrocchia erano stati mutati, per cui rimase tagliata fuori l’antica sede di largo Amalfitano. Tuttavia, i nuovi limiti triplicavano la vecchia estensione e disegnavano un quadrilatero che andava dal Corso Borbonio (E) alla Marina (W) e da via Amalfitano (S) a via Giulia (N). Nell’ambito della giurisdizione parrocchiale ricadono in tal modo altre 3 chiese: S. M. di Portosalvo, sede della Congregazione dei Marinai; S. M. della Presentazione e di Sales. Inoltre si annoverano sette oratori privati: Labate; Griso-Musitano; Guarna; Spanò Bolani; Cama; Caracciolo; de Blasio di Palizzi. Un computo approssimativo della fine del secolo registra come residenti all’interno del circuito della parrocchia circa quattromila anime. Nel 1836 e nel 1843 furono eseguiti lavori di ristrutturazione alla costruzione sacra. Nel 1846, la chiesa risulta chiusa per restauri, ma nel 1847 viene definita l’unica centrale e quindi più frequentata delle altre.
..è sita lungh’esso il corso quasi nel centro; è rettangolare.. con un vestibolo e col presbiterio sfondato ad angoli rotti, è presente la lunghezza di ben 28 metri, 08 di larghezza, circa 0,7 di altezza (Santa Visita 1893). (Dalla Relazione Salazar, 1873) Il portone d’ingresso sul corso era protetto da una grande cancellata in ferro battuto, il tetto era di tegole e non esisteva il campanile. Le campane (una grande da 70 q e una da 30 q) si trovavano verso l’attiguo Reale Orfanotrofio Provinciale, che s’innalzava sul lato Nord. Orfanotrofio e chiesa erano collegati da un corridoio sopraelevato, che attraversava il vestibolo. Questa galleria univa, con una porta che si chiude da dentro, il coro dalla chiesa alla cappella nell’altro edificio. Sul coro era collocato un organo perfettamente funzionante, mentre nella cappella si celebrava in segno di gratitudine alla Provincia per le sovvenzioni pecuniarie elargite. Sempre limitrofi alla chiesa si trovavano le costruzioni della sagrestia dietro l’abside e palazzo Griso a Sud. All’interno della chiesa, vi erano quattro altari, quattro confessionali, un pulpito in legno dipinto, con scaletta.
L’altare maggiore era realizzato in pietra siracusana dipinta ad imitazione del marmo...Gran Quadro antico... in tela, dipinto ad olio rappresentante il nostro Titolare glorioso San Giorgio a cavallo, mentre trafigge il drago …colla rispettiva cornice e due veli serici. Un secondo altare in pietra di Siracusa per Santa Filomena, fondato nel 1851 a devozione del barone don Giacinto Sacco, senza diritti di patronato. Sullo stesso altare si venerava una statuetta in cera della Madonna del Pozzo, sotto campana di vetro e un dipinto su carta di Sant’Anna. Il terzo altare, in legno dipinto, era stato eretto nel 1855 dai Deputati del Cuore di Maria, con lapide. Nel 1871, il parroco Salazar vi sostituì il culto mariano con quello di San Luigi Gonzaga, la cui antica statua lignea era dentro una teca dorata, il così detto scarabattolo. In cambio un Cuore di Maria nuovo acquisto, fu collocato sul quarto altare in marmo statuario impellicciato (cioè intarsiato) di marmi a vari colori. La statua era in legno posta sotto un grande padiglione rosso, ornata da quattro candelabri in bronzo dorato, entro lo scarabattolo di legno dorato a zecchino... la veste di lana di argento ricamata in oro. Un Cuore di Gesù, rivestito in seta, col cuore e il diadema in metallo dorato era posto entro la nicchia dell’altare maggiore in fondo alla macchinetta. Lungo le navate erano fissati quadretti della Via Crucis dipinta ad olio, con cornici dorate sormontate da croci dorate. Vi erano altri quadri minori, nelle rispettive cornici: la Vergine del Carmine e San Giuseppe Patriarca; il Sacro Cuore di Gesù. In sagrestia: la Madonna col Bambino, San Benedetto e Santa Scolastica, la Vergine Addolorata su carta e il ritratto di papa Pio IX. Il Battistero era formato da vasca in pietra e i vasi degli olii santi. Sul pavimento di mattoni cotti del sacro edificio, sotto le rispettive lapidi si trovavano le sepolture della famiglia Tropea del 1828 e del parroco Ippolito Pugliatti del 1833. Uno spaccato d’epoca sulla Reggio ottocentesca si apre attraverso i transunti dei registri della Parrocchia di san Giorgio. Sfilano nomi e date; il libro dei Nati e quello dei Battesimi, per cui si chiarisce che il sacramento deve essere amministrato nella sede parrocchiale e non è più possibile in casa, nemmeno in quella dei nobili; i Matrimoni sono corredati da processetti, che forniscono notizie e curiosità (ad esempio:“è noto” che la tale signora abbia sempre condotto vita morigerata …) l’Epitome dei Defunti e le Conferme dei sacramenti. Inoltre negli Archivi cittadini, si conservano le Platee delle proprietà spettanti alla chiesa di san Giorgio, suddivisi per annata, con beni fondiari, censi e censi da esigere.