STUDIOLO DEL DUCA
print this pageAUTORI: Benedetto da Maiano ed altri legnaiuoli fiorentini (attr.); Giusto di Gand; Pedro Berruguete.
DATA :1476 (La data compare nel soffitto ligneo intagliato, apposta a suggello finale dell’impresa).
TECNICA: legni intarsiati e dipinti su tavola
DIMENSIONI: ogni dipinto su tavola cm 115x70 circa / legni intarsiati cm 220x360x335
PROVENIENZA: Arredo originario del Palazzo Ducale. Nel 1631 risulta nella collezione Barberini a Roma. Nel 1863 14 dipinti passarono al Louvre e 14 allo Stato italiano, che li destinò alla sede originaria. Esposti nella Galleria Nazionale delle Marche dal 1934.
DESCRIZIONE: Lo Studiolo del Duca Federico rappresenta il cuore del Palazzo Ducale ed è una delle più importanti testimonianze del Rinascimento italiano; ancora quasi integro, si trova tra gli spazi destinati alle funzioni pubbliche e quelli adibiti al sacro. Era un luogo destinato alla meditazione, ma anche all’autocelebrazione del Duca, che vi conduceva i suoi ospiti illustri. La progettazione dello Studiolo sembra sia da riferire all’architetto Donato Bramante; fu terminato nel 1476, come conferma la scritta che corre sotto il soffitto a cassettoni. L’ambiente, dalla pianta irregolare, presenta una decorazione a fasce sovrapposte. La fascia inferiore è costituita da un rivestimento di legni intarsiati, la cui esecuzione è attribuita alla bottega di Benedetto da Maiano. Il legno utilizzato, prevalentemente di noce, sembra sia stato ordinato a Firenze. La decorazione delle tarsie lignee si divide in tre livelli orizzontali: in alto, armadi ad ante traforate con libri, vasi, strumenti scientifici e musicali, un paesaggio, le personificazioni delle Virtù Teologali e il ritratto del Duca Federico; nella fascia mediana, imprese ducali; nella fascia inferiore, sedili ribaltabili su cui sono poggiati strumenti musicali ed oggetti vari. Ogni elemento arricchisce l’immagine del microcosmo personale del Duca, valoroso condottiero e uomo di cultura, seguace degli ideali umanistici della vita attiva e della vita contemplativa. Lo Studiolo urbinate rappresenta dunque uno scrigno raffinatissimo di arte e cultura rinascimentale. Gli elementi raffigurati sul legno racchiudono simboli retorico-celebrativi, che si collegano con i 28 ritratti di Uomini Illustri soprastanti. La serie degli Uomini Illustri venne progettata da Giusto di Gand (pagamenti 1473-74), che eseguì il disegno sottostante a tutti i personaggi; gli subentrò Pedro Berruguete, che completò il lavoro entro il 1476. I 28 personaggi, distribuiti su due piani a gruppi di quattro, sono stati scelti secondo un preciso programma didattico-enciclopedico, che rifletteva le inclinazioni del Duca, il quale era anche in rapporti personali con alcuni degli uomini ritratti. Attualmente, a causa di vicende ereditarie, nello Studiolo sono presenti solo 14 ritratti originali; l’altra metà, di cui a Urbino rimane solo una riproduzione fotografica per suggerire la completezza della decorazione, è conservata a Parigi al Museo del Louvre. La mostra “LO STUDIOLO DEL DUCA. Il ritorno degli uomini Illustri alla corte di Urbino”, 12 marzo – 4 luglio 2015, è stata un’occasione straordinaria per ammirare riuniti tutti i 28 ritratti e contemplare la bellezza dello Studiolo nel suo assetto originario. I personaggi raffigurati, le cui fisionomie e i cui abiti sono prevalentemente convenzionali o di fantasia, simboleggiano la creatività intellettuale in ogni campo dello spirito; sono infatti presenti sommi esponenti della cultura classica greca e latina, personaggi biblici, uomini di scienza, esponenti della tarda latinità, grandi santi e padri della Chiesa, un giurista, un medico, un teologo. Partendo dal registro superiore della parete nord, si identificano: Platone, Aristotele, Gregorio, Girolamo, Tolomeo, Boezio, Ambrogio, Agostino, Euclide, Vittorino da Feltre, Pio II, Bessarione, Solone, Bartolo, Alberto, Sisto IV, Ippocrate, Pietro d’Abano, Dante, Petrarca, Cicerone, Seneca, Mosè, Salomone, Omero, Virgilio, Tommaso d’Aquino e Duns Scoto. Da notare la presenza di alcune personalità contemporanee, assolutamente inusuale nei cicli rinascimentali di eroi. L’ordine secondo cui sono disposti i ritratti segue un disegno preciso: il registro superiore comprende personalità laiche e quello inferiore personaggi religiosi, ai quali sono assimilati Dante e Petrarca perché furono entrambi grandi poeti cristiani. Gli abbinamenti sono dovuti a criteri riconducibili alla comune matrice delle discipline che rappresentano e secondo un ordine cronologico per cui le figure di sinistra precedono quelle di destra, per suggerire un’ideale continuità dei saperi nel passato e nel presente. Quasi ogni personaggio ha in mano un libro, a sottolinearne l’attività intellettuale; a volte sono presenti altri attributi, che ne definiscono ulteriormente l’attività: corone d’alloro per i poeti, le insegne regali per Salomone, la sfera armillare per Tolomeo, il compasso per Euclide. L’atteggiamento delle mani consente di individuare il ruolo di oratori, predicatori e maestri; alcuni ecclesiastici sono in atteggiamento benedicente; altri personaggi accennano al calcolo manuale, che connota il ragionamento degli Scolastici; Omero, cieco, sfiora il volume che non può vedere. Il soffitto a cassettoni è diviso in 24 lacunari ottagonali, cinque per fila (manca il 25° poiché un angolo è smussato), ognuno dei quali mostra simboli araldici del Duca. Prevalgono tonalità di colore bianco, azzurro e oro, in contrasto con i toni spenti delle tarsie della fascia inferiore; queste ultime colpiscono per la raffinata tecnica del tromp l’oeil, capolavoro illusionistico di superba perizia tecnica, che rende la tridimensionalità degli oggetti rappresentati.