S. Antonino
print this pageIl restauro di S. Antonino ha un carattere particolare perchè non si tratto di eliminare sovrapposizioni architettoniche per mettere in luce le antiche membrature ma bisognava affrontare un consolidamento strutturale della torre, a causa di un errore ingegneristico fatto già ai tempi della progettazione. Questo problema era già noto cai piacentini dal XV secolo, quando fu effettuato il primo lavoro di consolidamento.
La fondazione della antica cattedrale della città si deve al Vescovo Vittore tra il 350 ed il 375 per accogliere le spoglie del corpo di S. Antonino. Della costruzione paleocristianoa si sa molto poco. La costruzione che vediamo oggi è dovuta al Vescovo Sigifredo dal 1004 al 1014, anno della consacrazione. A Sigifredo si deve lo straordinario ciclo pittorico a noi pervenuto visibile nell'area del sottotetto della navata maggiore. La chiesa romanica aveva pareti interamente affrescate e probabilmente anche l'interno della torre lo era, poichè essendo una torre aperta il suo interno era visibile dalla chiesa. Durante la metà del XIV secolo, Pietro Vago, arricchisce la facciata della chiesa che si chimerà facciata del Paradiso, costruendo le guglie. Nel 1901 le guglie furono rifatte interamente da Ettore Martini perchè erano pericolanti. Ma il tallone di Achille fin dal XV secolo fu la torre. I primi interventi condotti tra il 1459 ed il 1466, portarono allo stacco di alcuni affreschi e alla copertura della navata con una volta a crociera con conseguente copertura del vano alla base della torre che si affacciava sulla navata stessa. Questa scelta era stata fatta sia per rispettare i nuovi canoni estetici ma anche per venire incontro al problema del consolidamento della torre.
Gli studi di architetttura effettuati nel secolo scorso hanno scoperto e documentato che già nel 1530 veniva richiesto dalla curia un intervento radicale con l'abbattimento della torre. Per fortuna fu presa una decisione meno drastica e furono fatti dei lavori di consolidamento all'altezza delle prime due file di bifore. In questo modo si arrivò fino alla metà del 1800 senza altri interventi.
Tra il 1853 ed il 1856 furono fatti gli interventi più importanti per dare un nuovo volto alla chiesa secondo le preferenze stilistiche dell'epoca che indirizzarono gli architetti ed i restauratori verso uno stile neo-gotico.
L'intervento di consolidamento consistette nella cerchiatura tramite robuste fasce di ferro delle otto colonne che reggono la torre e della copertura di queste armature con intonaco cementizio nuovo che ha comportato il loro inevitabile ampliamento.
L'ampliamento ha avuto non poche conseguenze se si pensa che sono stati rifatti i capitelli e gli accordi tra gli archi. La decorazione interna della chiesa appariva eterogenea e bisognava armonizzarla. Ai capitelli e ai raccordi tra gli archi vennero applicate delle cornici di foglie d'acanto per uniformare la decorazione.
Negli stessi anni fu restaurata anche la Cappella dell'Immacolata Concezione e quella del Sacramento. I restauri decorativi in stile neo-gotico furono ampiamente criticati ma fu lodato ed è tuttora lodevole l'intervento di consolidamento che risolse in via definitiva l'instabilità della torre.
Il consolidamento della torre tanto caro ai piacentini diede vita ad una grande produzione di progetti di architetti da Camillo Guidotti a Giulio Ulisse Arata che nel 1918 fu incaricato di fare un nuovo progetto di restauro. Fu lui a capire che il problema della torre era nato con la costruzione della torre stessa, perchè l'antico costruttore in epoca paleocristiana facendo la base della torre ottagonale non si era accorto che così facendo scarcava il peso sulle colonne intermedie e non sui piloni angolari. Arata fece un progetto che prevedeva la costruzione all'interno della torre di un'armatura in ferro, ma non ebbe seguito.