Sviluppo urbanistico
print this pageLa città romana
La città romana è caratterizzata da un impianto ortogonale, tuttora riconoscibile, esito di un progetto urbanistico unitario e i cui limiti sono segnati da dislivelli naturali del terreno. Sono stati ritrovati infatti, sulle pendici del terrazzo fluviale sul quale si trova la città, materiali contemporanei – o addirittura anteriori – rispetto alla data di deduzione della colonia, il 218 a. C., e strutture murarie in laterizi orientate secondo gli assi urbani e datate agli inizi del II secolo a. C. ll cardo maximus corrisponde alle attuali viale Risorgimento e Corso Cavour ed è incentrato sul guado del Po. Il decumanus maximus corrisponde alle vie Borghetto e Roma ed è in asse con la via Aemilia, inaugurata nel 187 a. C. Il foro occupava un'area pari a due isolati, delimitati dalle vie Roma, Carducci, Romagnosi, Cavour. Si ipotizza che il complesso di San Pietro insista sul sito del Capitolium. Alla seconda deduzione della colonia (190 a. C.) risale il tratto di cinta muraria rinvenuto all'angolo tra viale Risorgimento e via del Campo della Fiera. La deduzione di una colonia augustea è testimoniata indirettamente da un monumento funerario rinvenuto a Casteggio. Sotto l'antico edificio del Monte di Pietà sono stati individuati i resti di un tempio di prima età imperiale situato di fronte al Po, mentre ad est del cardus maximus è stato rinvenuto un settore dell'anfiteatro. L'edilizia privata è testimoniata da numerosi lacerti di mosaici. In età imperiale venne inoltre costruito un collettore fognario. L'abitato non si estese molto oltre i limiti originari. Lungo l'antica riva del Po, in località Macarone, sono stati rinvenuti i resti di un'opera di difesa spondale in anfore. Probabilmente il porto della città era situato alla foce della Fodesta, Cantica Fossa Augusta, un canale derivato dal Trebbia. Nel 271 d. C. presso Piacenza avvenne la sconfitta dell'esercito imperiale ad opera di Alamanni e Iutungi. Probabilmente in questo periodo venne costruita una nuova cinta muraria, con annesso fossato, della quale si conservano resti al limite sud occidentale della città (sotto il “Gotico” e a via Trebbiola).
Alla metà del IV secolo d. C. e al primo vescovo Vittore si riconduce la costruzione – in area cimiteriale a sud est dell'abitato antico, della chiesa di san Vittore, che viene identificata con la prima Cattedrale ed intitolata, oltre che al vescovo stesso, a Sant'Antonino, i resti del quale vennero ritrovati presso l'oratorio di Santa Maria in Cortina. Alle periodo delle guerre greco – gotiche – durante le quali, nel 546 d. C., Piacenza venne espugnata da Totila, va ricondotto un alto muraglione il laterizi parallelo ad est a quello di Via Trebbiola.
La città medievale
L'inizio del medioevo vede un generale decadimento della città, e l'aristocrazia senatoria viene sostituita da quella guerriera longobarda, che organizza il territorio in una serie di gastaldati minori raggruppati intorno ad una curtis. Il territorio circostante la città era poverissimo di insediamenti e ricco invece di boschi e paludi, in particolare lungo il corso del Po e verso la città, a nord della via Emilia. La restante parte della pianura e l'area pedemontana rimasero popolate anche durante l'alto medioevo. Nel corso dei secoli VII e VIII secolo i pellegrinaggi verso Roma portano al riutilizzo di assi stradali abbandonati, e la città di Piacenza, al centro di un significativo crocevia nel percorso per raggiungere la Città Santa, mantiene un ruolo in un più ampio circuito culturale ed economico. L'urbanistica della città nell'arco temporale tra la crisi dell'impero e la dominazione carolingia, pur rimanendo strettamente connessa con l'organizzazione della città romana, presenta alcune caratteristiche molto diverse. Il binomio formato da città e territorio mantiene la sua funzionalità, e mentre la città conserva il suo ruolo di centro amministrativo, il territorio è interessato dalla presenza di piccoli insediamenti diffusi, quali villaggi e curtes collegati alla coltivazione della terra, e monasteri ed abbazie, favoriti dalla classe dirigente longobarda. L'assetto urbanistico della città, organizzato sugli assi cardo e decumano, rimane invariato. Particolarmente significativo per la sopravvivenza della città è la sede vescovile. Nel corso della dominazione longobarda scarsamente utilizzate sono le vie Emilia e Postumia, il cui percorso interessa anche territori sotto l'occupazione bizantina, mentre maggiore è la frequentazione degli itinerari appenninici e delle strade che, dalle porte della città, conducono alle valli circostanti. Il territorio di Piacenza è poi interessato ai dal passaggio della via Francigena, la quale era utilizzata dai pellegrini per raggiungere Roma e gli imbarchi per la Terra Santa e assicurava nel contempo i collegamenti tra i ducati longobardi del nord e quelli del centro sud, tra i quali erano gli esarcati bizantini dell'Italia centrale. L'area a nord di Piacenza era invece interessata dal passaggio delle rotte fluviali, attraverso il Po, il Trebbia, il Lambro, utilizzate per i collegamenti con la capitale Pavia, la Lombardia, l'oltralpe, l'Adriatico e le regioni orientali. Con la fine dell'età carolingia, le lotte per la successione al trono vedono Piacenza al centro della contesa per la corona d'Italia, a causa della sua posizione favorevole lungo il corso del Po e della via Francigena. Dall'899 al 924, durante le invasioni ungare, molti insediamenti del piacentino vengono distrutti, e l'abitato entro le mura viene incendiato. Si moltiplicano pertanto le fortificazioni e i castelli nel territorio. Dal punto di vista urbanistico, i secoli dell'alto medioevo vedono il rafforzamento dell'asse della via Francigena, consolidatasi come percorso tangenziale al castrum, che alle estremità si sovrappone alle romane Emilia e Postumia. Ha inoltre funzione di raccordo con gli assi diretti verso le valli del territorio. Si assiste quindi al passaggio da un'organizzazione urbana gravitante su un unico centro, costituito dal foro della città romana, a una realtà i cui centri, allineati lungo il percorso della via peregrinorum, rimangono fino al 1100 fuori dalla cerchia muraria. Il XII secolo vede la progressiva ricostruzione dell'edilizia minore con l'utilizzo di materiali duraturi, e l'insediamento entro le mura di monasteri degli ordini mendicanti. Le piazze divengono punti forti della struttura urbanistica della città, e l'abitato converge sulle sei porte maggiori (Nuova, Sant'Antonino, San Raimondo, Sant'Antonio, Borghetto o Milanese, Fodesta) e alle relative circoscrizioni. Nel 1139 viene realizzata una nuova cinta muraria, delimitante un'area di circa 65 ettari. Col XIII secolo prosegue lo sviluppo della città, con la popolazione raddoppiata rispetti a quella di due secoli prima, con l'allargamento, nel 1218, della cinta muraria verso ovest e est, l'aggiunta di nuove porte e del fossato intorno alle mura. I quartieri urbani diversificano la loro funzione: attorno alla Cattedrale e alla sua piazza si svolgeva il mercato dei prodotti alimentari e degli articoli in pelle, presso Piazza Borgo era il mercato dei tessuti. Nel 1313 Galeazzo I Visconti, signore della città, costruisce la cittadella “Vegia” sui resti del distrutto borgo di San Leonardo. Nel 1337 viene costruito, sul fronte interno della cinta sud, il castello di sant'Antonino. Tra 1367 e 1373 Galeazzo II edifica la cittadella di Strà Levata verso la porta di Sant'Antonino e la rocca a nord, mentre ad est esisteva già la porta Latronum, fortificata, con annesso in carcere. Azzone Visconti nel 1320 recinge l'area della piazza Grande, che viene separata dal resto del tessuto urbano e diviene accessibile attraverso tre aperture chiamate portoni di piazza. L'area urbana era sotto il controllo delle principali famiglie. Gli Scotti dominavano il borgo, i Da Fontana l'area nord occidentale, i Landi l'area nord orientale mentre i Della Porta e i Cuppalata controllavano il quartiere di San Antonino. Dal 1200 circa gli edifici cittadini iniziano ad avere un piano superiore, mentre palazzi più importanti erano costruiti per us amministrativo ad opera dei Mestieri.
La città del Rinascimento
Nell'ultimo quarto del XI secolo l'impianto urbanistico della città era ancora influenzato dal sistema di isolati della città romana, e dai contigui borghi di edificazione duecentesca e trecentesca. Col pontificato del Clemente VII de Medici Piacenza entra nell'orbita pontificia e gli accordi tra papa ed imperatore le assicurano un periodo di profonda tranquillità. Dopo la pestilenza del 1524 si sceglie di proseguire nel rafforzamento delle difese militari della città e nello sviluppo degli insediamenti. L'opera di fortificazione, iniziata nel 1525 con scavi e preparazione del legname, prosegue sotto Paolo III Fanese, che estende le opere di scavo e costruzione dei bastioni con contrafforti, casematte e cannoniere ai lati settentrionale e meridionale della città. Il secolo vede la costruzione del castello a ridosso delle mura, del Palazzo Farnese, il rinnovamento dell'impiantistica militare e ospedaliera, interventi eseguiti da architetti del calibro di Antonio da Sangallo e Antonio Baldassarre. L'edilizia privata è arricchita dalla costruzione e dalla ristrutturazione di diversi palazzi gentilizi: Anguissola, Barattieri in via Sant'Antonino, Conti Rossi, Conti Selvatico, Malvicini, Mancassola Pallavicino, Marazzani, Marazzani-Visconti, Roncovieri presso S. Antonino, Scotti da Fombio, Scotti da Sarmato in via Castello, Tedeschi.
Numerose chiese vengono ricostruite o fondate ex novo: San Sisto, Santa Maria di Campagna, chiostro di San Antonino, chiesa di San Rocco, la Torricella, Sant'Agostino. Al cardinale Gambara, legato papale, si deve una legge per il decoro e l'igiene della città. La struttura urbanistica della città si arricchisce di un nuovo asse direzionale, il cosiddetto Stradone Farnese, rettilineo, decentrato rispetto al tessuto edilizio preesistente, con funzione di raccordo tra la porta Nuova o di San Lazzaro, il Castello e la porta Sant'Antonio. Al 1580 risale una grida del Governatore Farnesiano, che si configura in un vero e proprio Regolamento edilizio. Sintetizzando, emergono, in un tessuto urbano che ancora richiama quello medievale, strutture di importanza essenziale nel rinnovamento urbanistico: il Castello (1547), Palazzo Farnese (1547) e lo stradone Farnese.
La città del Seicento
Nel seicento la struttura urbana non subisce grosse trasformazioni, salvo una penetrazione del linguaggio barocco nella cultura e nella vita urbana. Tra gli eventi che hanno influenzato in parte l'urbanistica della città sono compresi il trasferimento della fiera da San Lorenzo a Palazzo Farnese, la costruzione, presso san Lorenzo, di case con portici per alloggiare i mercanti forestieri, il trasferimento del Palazzo dei Mercanti da Piazza Borgo a Piazza Cavalli, la costruzione di Palazzo Madama da parte di Caterina de' Medici di fianco alla chiesa di San Lorenzo.
La città del Settecento e dell'Ottocento
Nella prima metà del settecento Piacenza vede una significativa depressione demografica e rimane racchiusa nelle sue mura cinquecentesche. Alla fine del secolo viene costruito il Palazzo del Governatore nell'attuale Piazza Cavalli. Con la rivoluzione francese, Piacenza ritorna ad essere un nodo strategico militare al centro della pianura padana. Molti conventi vengono trasformati in caserme. Con il governo napoleonico, che ha inizio nel 1802, importanti patrimoni artistici vennero dispersi per la confisca dei beni della chiesa, e l'urbanistica cittadina assume quelle caratteristiche militaristiche che manterrà fino agli inizi del novecento.
Fratelli Bertola, Pianta della città di Piacenza, 1857 (ASPC)
La città del Novecento
Lo sviluppo urbanistico della città è condizionato dalle servitù militari ottocentesche. La città, in buona parte ancora compresa entro il circuito delle mura farnesiane, l'urbanizzazione interessa le aree non edificate degli orti monastici. Solo con il secondo dopoguerra l'abitato si espande verso sud.
Pianta della città di Piacenza, 1930 (ASPC)