61 - Considerazioni sul "maneggio" dei pubblici affari
print this pageIl Consigliere di stato è un trattato diviso in tre libri a loro volta suddivisi in capitoli, in cui vengono analizzati i vari aspetti che formano, caratterizzano e regolano le diverse forme di governo; vengono, inoltre, esaminati il governo popolare, la Signoria, il Principato, i sudditi, le cariche governative, la religione, la difesa e i rapporti tra i vari Stati.
Scritto da Philippe de Béthune (Parigi 1561?-1649), attento bibliofilo e conte di Selles e di Charost, ambasciatore di Francia a Roma dal 1601 al 1605 e nel 1624, a Torino nel 1616 e a Vienna nel 1620, fu pubblicato anonimo nel 1633, in francese.
L'estrosa antiporta (mm 185 x 134) che qui si presenta, incisa a bulino da Giacomo Piccini, impreziosisce l'edizione del 1646 che fu tradotta in italiano da Matteo Zuccati, con lo pseudonimo di Mutio Ziccatta, e stampata dal tipografo Paolo Baglioni, discendente da un’antica famiglia di stampatori ed erede di un’attività tra le più prolifiche e durature, con centinaia di titoli pubblicati nel corso del XVII secolo.
L'incisore Giacomo Piccini, nacque a Padova nel 1619 da una famiglia di pittori e morì a Venezia il 29 agosto 1660. Sebbene poco si sappia della sua formazione, la sua tecnica bulinistica a tagli paralleli rimanda alla maniera di Claude Mellan (di cui alcune opere visibili a fianco).
Alla fine del quarto decennio del secolo iniziò la sua fortunata collaborazione con l’Accademia degli Incogniti e, in particolare, con il suo fondatore Giovan Francesco Loredan che lo scelse come traduttore ufficiale delle opere realizzate dai grandi artisti gravitanti nella sua orbita, come Pietro Della Vecchia.
Questa posizione di prestigio portò Piccini a incidere, su disegno di Francesco Ruschi, l’impresa dell’Accademia con il motto “Ex ignoto notus” e numerosi rami per Le Glorie degli Incogniti, la raccolta di biografie degli accademici stampata nel 1647.
Pur continuando a operare nel campo dell’illustrazione libraria, fonte primaria di guadagno, all’età di trent’anni cominciò a dedicarsi alla traduzione dei capolavori eseguiti dagli artisti del Cinque-Seicento. Egli amava “pigliare argomento al suo bulino da buoni autori” come Tiziano, Paolo Veronese o Pordenone.