63 - Relazione degli Estimi della città di Padova

print this page

69.a.72-Antiporta

La splendida antiporta che precede il frontespizio dell’opera di Pietro Saviolo, il Compendio delle origini et relazione delli estimi della città di Padova, edita a Padova nel 1667, si deve alla mano di Giacomo Ruffoni che si firma sulla tavola I. Ruphonus, incisore attivissimo nell’editoria padovana e veneziana. La nostra incisione indugia sulle allegorie di Padova e Venezia. In alto, a sinistra, si riconosce lo stemma coronato del podestà di Padova Marco Ruzzini, cui l’opera è offerta; sovrasta una lastra marmorea sorretta da quattro putti alati. A destra, raggiante, con i simboli dogali - la bilancia della giustizia e il leone marciano - una Venezia seduta sulle nubi. L’accompagnano, con lo sguardo rivolto all’alto, due soldati all’antica. Porgono corone: quello di sinistra regge con la mano destra un lauro di quercia e con l’altra un alloro, entrambe offerte a Venezia capitale dello Stato. Il soldato di destra porge invece la corona con tre torri, blasone della città, sul capo di una figura muliebre, evidente allegoria di Padova. Sono lo stendardo deposto sul vassoio (o scudo) e il vessillo carrarese che copre un ventaglio d’armi bianche a segnalarlo. Di lato sbuca anche una bandiera scaligera. Un nastro serpeggiante scende dal vassoio recante la scritta

ACCIPE DE MANV DOMINI SCEPTRVM ET VEXILLVM, QVONIAM DATA EST POTESTAS TIBI.

Completano la scena tre figure femminili, allegorie delle arti, delineate in secondo piano: la prima a sinistra regge una riga graduata e una squadra, la seconda indica i numeri da 1 a 7 tracciati su di un piano marmoreo, mentre la terza tiene con la destra un compasso e con la sinistra un solido a base triangolare. Appoggiato al blocco architettonico recante l’iscrizione VT VNICVIQVE, un archipendolo e una stadia di tre piedi padovani (m 1,05 ca). La gloria della giustizia sotto forma di Venezia è il tema dell’offerta fatta dall’autore al podestà Ruzzini. Pietro Saviolo è autore di altre raccolte normative: del 1647 è la silloge sulle leggi del Monte di Pietà, ripresa nel 1682 nel Thesaurus urbis patavinae vocatus S. Mons Pietatis. Nel 1649 cura la stampa delle norme sulla Camera dei Pegni, mentre nel 1653 edita gli ordini e le regole sull’Arca del Santo, opera ristampata più volte nel corso del XVIII secolo. Il legame con il complesso Antoniano si rinnova con Le prodigiose glorie del Santo di Padova, impressa dai Frambotto nel 1669. Il nostro Compendio delle origini, uscito a Padova nel 1667 per i torchi degli eredi di Paolo Frambotto, costituisce una preziosa guida sul fisco del tempo. Frutto di un complesso lavoro di riordino, sia normativo sia burocratico, le 267 pagine dell’opera elencano in ordine cronologico la sterminata produzione normativa emanata sin dal XV secolo in materia di estimo, nel significato che allora a questa voce s’attribuiva. Estimo nel linguaggio padovano è l’insieme dei beni immobili e non (terreni, case, palazzi, attività produttive, animali ecc.) denunciati nelle polizze (dichiarazioni) depositate al fisco. A partire dal XV secolo l’insieme dei detentori di diritti reali venne suddiviso, con decreto del Consiglio di Padova del 6 maggio 1424, in tre “corpi” (città, clero e territorio), e in virtù di precisi parametri conseguentemente tassato. Una materia complessa che Saviolo cercò di rendere agile sfruttando la lunga esperienza maturata nell’Ufficio dell’Estimo e consultando le oltre 2500 unità archivistiche che in esso erano custodite. Un materiale prezioso, miniera inesauribile di dati e informazioni sulla storia di Padova e del suo territorio.

69.a.72-Pietro Saviolo

Dopo le prime quaranta pagine di dediche, versi e informazioni sull’opera, un’altra incisione ritrae lo scrittore. Un ovale adornato dall’arma familiare contornato dalla scritta

PIETRO SAVIOLO ALLI ESTIMI DELLA CITTA’ DI PADOVA. ANNO MDCLXVII.

e dai versi “Vivace è l’Ombra qui, ma più si vede Viva alla Patria in lui l’Opra e la Fede”. 

lente-d-ingrandimento-2 timbri

                         69.a.72-Front.