4 - Il regno d'Italia sotto i barbari
print this pageDel Regno d’Italia sotto i barbari di Emanuele Tesauro, ebbe numerose edizioni: due a Torino presso l’editore Bartolomeo Zavatta 1663 e 1664. una edizione del 1660; altre tre a Venezia presso Giovanni Giacomo Hertz negli anni 1667, 1668, 1672; una a Bologna presso Giovanni Recaldini nel 1680 e, per finire, altre due edizioni veneziane, pubblicate nel 1681 presso Biagio Maldura e Giovanni Cagnolini. L’edizione torinese del 1663 in folio, a cui si sono ispirati gli inventori che hanno decorato quella veneziana qui presa in esame, presenta numerose illustrazioni a piena pagina realizzate da artisti che gravitavano attorno alla corte di Carlo Emanuele II duca di Savoia. Il frontespizio allegorico, i cinquantotto ritratti, le scene storiche e le carte geografiche, sono stati ideati da Jan Miel.
L’edizione veneziana del 1667 (in 12°), probabilmente la terza, presenta, in dimensioni minori, la stessa struttura di quella torinese con 64 incisioni, di cui 58 ritratti di sovrani, in una sorta di ricostruzione delle dominazioni barbariche in Italia dal IV all’XI secolo d.C., dal re dei Visigoti Alarico, a Enrico il Santo, ultimo imperatore della dinastia sassone, cui si aggiungono tre vignette con raffigurazioni storiche e tre carte geografiche ripiegate.
Il volume, che presenta le Annotazioni dell’Abbate Don Valeriano Castiglione, benedettino e storiografo ufficiale della Casa Reale di Savoia, venne dedicato all’ambasciatore di Spagna presso la repubblica di Venezia, Don Gasparo di Teves e Cordova e fu pubblicato presso Giovanni Giacomo Hertz (1617-1692) stampatore e libraio di origini tedesche che, dopo aver lavorato per i Giunti, nel 1645 ottiene l’immatricolazione all’arte della stampa, apre una libreria nei pressi della Chiesa di San Zulian all’insegna della “Sapienza” e, a partire dalla seconda metà del secolo, occupa un posto di grande rilievo nel panorama dell’editoria veneziana. Le incisioni che decorano il volume sono quindi tutte desunte da quelle dell’edizione del 1663; tra gli artisti impegnati nella realizzazione dell’apparato decorativo si ricordano Ludovico David, Jacopo Ruffoni, Carlo Scotti, Giovanni Antonio Bosio e Leonhard Heinrich van Otteren. Ludovico David incide ben 40 ritratti, che riprende e riproduce in controparte dalla prima edizione, semplificandone le cornici decorative.
Jacopo Ruffoni, probabilmente di origini trentine, attivo tra Venezia, Padova, Vicenza e Verona, ne esegue nove, mentre due sono di mano di Carlo Scotti, incisore operante nella seconda metà del Seicento a Venezia, Bologna e Modena. Per finire si ricordano due artisti che avevano già collaborato alla realizzazione dell’illustrazione del volume di Lorenzo Crasso, Gli Elogii d’huomini letterati..., del 1666: Giovanni Antonio Bosio, bulinista attivo tra 1664 e 1693 a Parma e Venezia, e Leonhard Heinrich van Otteren, ritrattista fiammingo che si firma con la sigla Leonardus Henricus V.O., entrambi autori di una sola incisione. Sono invece privi di indicazione di autore altri sei ritratti, le tre carte geografiche e due raffigurazioni storiche. Molti dei ritratti furono desunti, come si legge nelle incisioni stesse, dalla serie di medaglie medievali appartenenti alla collezione numismatica della famiglia Bellisomi di Pavia (il primo nucleo della quale fu creato probabilmente da Nicola Annibale, che nel 1622 acquisì il titolo di marchese) formata da tre generazioni di rappresentanti della famiglia e infine donata all’Università di Pavia nel 1821.
L' antiporta calcografica è stata ideata dal pittore e incisore fiammingo Valentin Lefèvre (Bruxelles 1642-Venezia 1677) che sarà l’ideatore anche di altre antiporte, come ad esempio nel 1672, l’Orfeo di Aurelio Aureli, Della historia di Corfù di Andrea Marmora e, l’anno seguente, la Philosophia libera in septem libros distributa di Isacco Cardoso in collaborazione con l’incisore Giovanni Antonio Bosio, mentre per l’Epulone di Francesco Fulvio Frugoni del 1675 si serve del bulino di Isabella Piccini.