9 - Memorie storiche dei monarchi ottomani di Giovanni Sagredo

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Giovanni Sagredo fu uno degli esponenti più importanti della diplomazia veneziana del Seicento: ambasciatore presso Luigi XIV e l’imperatore Leopoldo I, fu egualmente insignito del titolo di procuratore di San Marco.

Nel 1676 avrebbe anche raggiunto la carica dogale, se l’elezione non fosse stata apertamente contestata dal popolo. Accanto all’attività politica e diplomatica, Giovanni si dilettò anche in una significativa produzione letteraria, che vide nella celebre raccolta di novelle intitolata Arcadia in Brenta, ma conobbe un notevole successo anche per il testo concernente la storia dei monarchi ottomani, in svariate edizioni a partire dal 1673. Un successo che s’inserisce nella ricca storiografia dei rapporti tra Venezia e i Turchi e che si giustifica entro il contesto delle guerre che videro coinvolti i due schieramenti di forze durante il Seicento; Giovanni Sagredo mostra ammirazione per l’innata predisposizione dell’Islam alla conquista, e per la tendenza all’assolutismo dei vari monarchi ottomani: caratteristiche che avrebbero fornito essenzialità nella catena di comando e rapidità di decisioni. L’autore del ritratto che compare come antiporta (acquaforte e bulino, mm 183 x 140) invece, Sebastiano Bombelli, fu il principale specialista veneto della seconda metà del Seicento: egli inaugurò una nuova tipologia aulica, capace di assecondare tanto l’esigenza di verosimiglianza fisionomica quanto le aspirazioni celebrative dei personaggi rappresentati. Nel ritratto di Giovanni Sagredo, collegato a un originale pittorico non ancora rintracciato, che si può far risalire al 1677 sulla base dell’età del personaggio ritratto è presente la scritta:

“IOANNES SAGREDO EQUES AC DIVI MARCI PROCURATOR AES ANNOR LX”

e infatti l’antiporta compare per la prima volta in un’edizione delle Memorie di quell’anno, egli dà rilievo ai tratti dell’effigiato attraverso un fondo scuro che isola la concentrata espressione del nobiluomo. L’articolazione delle luci e la delicatezza del segno si giova della collaborazione di un incisore che traduce l’invenzione di Bombelli con un bel segno luminoso e variato: si tratta di Leonard Heckenauer, tedesco, secondo la critica anche incisore dell’autoritratto stesso di Bombelli, e noto anche per aver tradotto a stampa altri ritratti del pittore. Heckenauer avrebbe anche realizzato il ritratto a stampa “di persone diverse tali sono quello del famoso Medico Carlo Patino di Gabbriella Carla Patino di lui figlia dei pittori Tiberio Tinelli di Carlo Maratti e di Michele Wilman”. Anch’egli, dunque, può situarsi entro l’ambiente di artisti e incisori stranieri in qualche modo collegati con la cerchia erudita di Patin, anche se la sua collaborazione in Veneto con artisti come Bombelli, appare tutto sommato episodica e limitata nel tempo.

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