2 - Le origini di Padova
print this pageorenzo Pignoria, le cui fattezze sono note grazie a un’incisione pubblicata da Giacomo Filippo Tomasini un anno dopo la sua morte (1632), nacque a Padova il 12 ottobre 1571. Si dedicò con passione, fin dall’adolescenza, allo studio delle lettere, della storia antica e della filosofia. Il Tomasini, che ebbe conoscenza diretta dello studioso padovano, lo dice allievo di maestri insigni come Francesco Piccolomini e Giacomo Zabarella, due filosofi di chiara fama che tenevano lezione all’Università.
La netta predilezione per libri e documenti del passato favorì l’ingresso di Lorenzo Pignoria negli ambienti delle conversazioni erudite e, in primo luogo, nel circolo di intellettuali venutosi a creare attorno alla persona di Gian Vincenzo Pinelli, il colto e munifico patrono che amava incoraggiare scambi, amicizie e relazioni fra i maggiori talenti che dimoravano a Padova o che vi soggiornavano.
Nel dicembre del 1604, Lorenzo Pignoria fu nominato membro di un cenacolo letterario patavino, quello degli accademici Ricovrati, che dal dicembre del 1599 tenevano le loro adunanze nella dimora dell'abate Federico Cornaro. Il Pignoria, come ogni altro membro dell’istituzione, era tenuto a produrre in Accademia un suo stemma personale, la cosiddetta “impresa”, da depositare nella sala delle riunioni. A tal proposito egli utilizzò l’immagine di un’ancora sospesa sulle onde accompagnata dal motto Telluris iam certus, emblema utilizzato dal Pignoria in più d’una circostanza. Fu in questo periodo che l’erudito padovano decise di vestire l’abito ecclesiastico. Ricevuto l’incarico di seguire il vescovo Marco Cornaro a Roma, vi si trattenne dal 1605 al 1607, cogliendo l’occasione per studiare da vicino i reperti del mondo antico e per accedere alle sontuose biblioteche dell’Urbe e alle collezioni private dei nobili romani.
Le origini di Padova, pubblicato nel 1625 da Pietro Paolo Tozzi e dedicato al cardinale Scipione Cobelluzzi è un trattato generale sulla storia antica della provincia padovana, dai primordi leggendari fino alle vicende del municipio romano, ed è un lavoro sostenuto da un buon apparato critico e concepito dall’autore nel pieno della maturità.
Le Origini di Padova furono anche origine di aspre polemiche per i dubbi che il Pignoria vi esprimeva in merito a tradizioni locali da lui ritenute infondate. In particolare il dubbio espresso sulla patavinità di Giulio Paolo, a favore della sua origine romana, diedero luogo ad una accesa disputa con Angelo Portenari che era di parere contrario.
Per ribadire l’attendibilità delle Origini, il Pignoria fece uscire immediatamente una sorta di supplemento intitolato L’Antenore (il cui frontespizio reca appunto l’immagine dell’eroe fondatore davanti ai resti dell’arena romana) nonché un paio di libelli mascherati da pseudonimi.
Lo storico padovano morì di peste il 13 giugno 1631 (ma c’è disaccordo fra studiosi sulla data esatta) e fu sepolto nella chiesa di San Lorenzo al cui esterno il senatore Domenico Molin, che si era molto prodigato perché i meriti del Pignoria venissero degnamente riconosciuti, fece collocare un’iscrizione commemorativa che oggi si conserva presso il Museo d’arte medievale e moderna di Padova.
Nel frontespizio delle Origini sono rappresentati la Tyche di Padova, in alto tra panoplie, che sormonta un cartiglio con l’iscrizione
FELIX PROLE / VIRUM.
nel registro inferiore, ai lati di un drappo col titolo dell’opera, Antenore e la moglie Teano che reggono in mano statue di Penati; nel registro inferiore le personificazioni dei fiumi Eridano (Po) e Timavo, con una veduta della città sullo sfondo.