Subito dopo la caduta della Repubblica, tra i molti artisti che si recavano sui luoghi dei combattimenti per ritrarre vedute, non mancano i fotografi. Tra quelli attivi sui luoghi che avevano visto la guerra appena conclusa va ricordato innanzitutto Frédéric Flachéron (1813-1883), uno dei fondatori della cosiddetta Scuola romana di fotografia che opera probabilmente su incarico dell’editore parigino Soulier per una traduzione e divulgazione delle immagini in una raccolta di incisioni. Dal 1848 al 1853 l’artista, definito “paesista” riprende molte vedute di Roma soprattutto di quella monumentale. Nel luglio del ’49 fotografa il casino Savorelli, il casino dei Quattro Venti, Porta San Pancrazio, San Pietro in Montorio, il casino Savorelli, il Vascello e una breccia alle mura gianicolensi. Una serie di sei negativi su carta, relativi a edifici o luoghi di combattimento, con data e firma su negativo, sono oggi conservati nelle Raccolte museali Fratelli Alinari.
Dal confronto con quelle di Lecchi è possibile determinare chi abbia eseguito per primo la fotografia di un determinato soggetto, per la diversa presenza di cumuli di rovine o per particolari presenti o assenti in una determinata fotografia.
Al padovano Giacomo Caneva, anch’egli membro dello stesso circolo e anch’egli pittore e fotografo sono attribuite due diverse immagini: un negativo su carta conservato presso l’Istituto centrale per il Catalogo e la documentazione di Roma rappresentante la cupola di San Pietro con in primo piano un gabbione paraschegge e una carta salata che raffigura le rovine del Casino Savorelli.
Più tarda è invece l’opera di Lodovico Tuminello, che aveva aderito alla Repubblica romana ed esule dopo la sua caduta, realizzò verso il 1875 una serie di panorami circolari da Villa Medici al Casino Savorelli come un doveroso e malinconico omaggio agli eroici difensori della Repubblica (oggi presso l’Istituto centrale per il Catalogo e la documentazione di Roma).
(Maria Pia Critelli)