L’analisi delle immagini relative agli episodi del 1849 consente di rilevare una serie di elementi e di dati essenziali alla comprensione di quella frontiera che divide il modo d’osservare francese o più in generale filo-papale da quello repubblicano.
Una lettura francese è offerta dalle illustrazioni che Auguste Raffet realizza sugli schizzi e appunti presi a Roma e pubblicati a partire dal 1852 nei suoi Souvenirs d’Italie. Expédition de Rome 1849.
Pittore e litografo era in Italia al seguito del principe Demidoff, a cui dedicherà i suoi Souvenirs; famoso per essere stato illustratore della Rivoluzione francese si era recato al campo di battaglia di Novara e aveva assistito alla conquista di Livorno da pare degli Austriaci. Dopo il 3 luglio e l’ingresso dei francesi a Roma si recò a Roma dove rimase fino al giugno del 1850 eseguendo schizzi, disegni, acquerelli in vista della pubblicazione di un’opera che nel progetto originale avrebbe dovuto essere costituita da cento litografie.
Il confronto tra le stampe di Raffet e le fotografie di Lecchi rende evidente un’altra differenza oltre a quella evidente della presenza degli uomini che combattono. Nelle didascalie delle stampe si enuclea la volontà di esaltare il valore del soldato francese, del corpo a cui appartiene e del suo comandante, mentre si sottolinea lo stretto legame tra il corpo di spedizione e il clero, ivi compreso quello residente in Roma. Ad esempio nella tavola n.7 si esalta la devozione del clero francese che salva la vita a numerosi soldati francesi feriti e fatti prigionieri.
Molto spesso la documentazione iconografica di parte francese riflette un messaggio politico volto a influenzare l’opinione pubblica del proprio paese in un momento particolarmente molto delicato dal punto di vista istituzionale. Ciò aiuta a comprendere come si volesse fare apparire, e quindi utilizzare, anche questa vicenda storica nel divenire della situazione politica interna alla Francia.
Spesso si opera una fusione sul campo dei francesi e degli italiani, non solo nella mischia, ma anche per il ricordo del valore degli avversari attraverso il quale rendere maggiormente evidente il valore e la gloria dei vincitori.
Il confronto tra le immagini ha permesso, non solo di riconoscere in una delle tante case di campagna riprese da Lecchi la casina di Merluzzetto, ma di osservare anche come dietro ai due modi di raffigurare lo stesso edificio, ci fosse un distinto modo di osservarlo e di porvisi di fronte, condizionato dalla posizione sul campo dei due diversi eserciti. «La maison des six volets verts» presente in Auguste Raffet era la casa che si trovavano di fronte i Francesi nella loro avanzata verso le mura; la casa con le cinque finestre del Lecchi quella che vedevano i difensori della Repubblica.
La diversa visione è legata alle lotte, alle vittorie o sconfitte dei due opposti fronti. La casa si divide così in due esatte metà: il retro con le sei persiane verdi è immortalato da parte francese e ricordato come «la maison des six volets verts» e come tale è citato nei racconti e nella memorialistica; il davanti è fotografato da Lecchi con le sue cinque persiane, con l’orto e le sue piante stagionali sostenute dalle canne piantate nel terreno; sola presenza quella di un ragazzo.
(Maria Pia Critelli)