Campagne fotografiche

Tutte le fotografie di Lecchi del 1849 a Roma erano considerate come facenti parte del reportage di guerra. Ma in realtà l’attività fotografica di Lecchi nella Roma del 1849 può essere accorpata in tre fasi ben distinte.

Un primo corpus di fotografie è costituito da vedute di Roma. Come altri fotografi-pittori dell’epoca egli esegue una serie di fotografie di monumenti romani, quali il Foro romano, il Colosseo, gli archi di Costantino e di Settimio Severo, il cosiddetto Tempio di Vesta al Foro Boario, ma anche Castel Sant’Angelo, San Giovanni in Laterano, piazza del Popolo.

Probabilmente nei primi mesi del 1849, egli esegue una serie di fotografie a carattere più documentario. Esse si concentrano sulla villa Borghese e riguardano alberi secolari o edifici quali il Casino Cenci e quello di Raffaello che verranno distrutti a scopo difensivo. La datazione di tali immagini è deducibile osservando l’abbigliamento invernale dei personaggi ripresi nelle carte salate e lo stato della vegetazione.

La terza serie di immagini è destinata a documentare le conseguenze degli eventi bellici che hanno portato il 3 luglio 1849 alla caduta della Repubblica romana. In esse il fotografo fissa le “nuove rovine” di Roma, sia con ampie panoramiche, sia prendendo a soggetto edifici talvolta ripresi da più punti d’osservazione.

In alcuni casi però il ricordo della guerra non appare direttamente attraverso la documentazione delle rovine ma dal fissare dei luoghi che, a chi aveva partecipato e a chi ricordava gli eventi, richiamavano immediatamente gli episodi di valore che vi si erano svolti. È questo il caso ad esempio delle panoramiche delle mura leonine o dell’acquedotto dell’Acqua Paola.

 

Approfondimento

Tutte le fotografie di Lecchi scattate a Roma nel 1849 erano considerate come facenti parte del reportage di guerra. Ma osservandole attentamente, anche attraverso dei particolari rilevati digitalmente, possiamo notare che ci troviamo chiaramente di fronte a fotografie scattate in periodi diversi dell’anno.

Nel caso delle carte salate della Biblioteca di Storia moderna e contemporanea ci troviamo chiaramente di fronte almeno a due fotografie scattate in un periodo diverso da quello delle rovine. La prima raffigura il casale Cenci di Villa Borghese ed è firmata e datata 1849; l’altra è relativa al casino di Raffaello sito nella medesima villa, ed appartiene molto verosimilmente al medesimo periodo. La presenza di alcuni alberi completamente spogli, infatti, e lo stesso vestiario dei bambini, fa spostare la data di ripresa a un periodo invernale e quindi ai primi mesi dell’anno. Il 1849 fu un anno particolarmente freddo; il 16 marzo 1849 Nicola Roncalli annotava nel suo diario «Freddo intenso. Fontane gelate» (Roncalli 1997). In ogni caso le due fotografie debbono essere state eseguite prima della fine della Repubblica in quanto entrambi gli edifici furono distrutti a scopo difensivo. Lo storico Giuseppe Spada scrive che il 12 maggio veniva istituita una «commissione per liquidare i danni sofferti da coloro cui eransi distrutte le proprietà». Tra gli edifici abbattuti «nel raggio di circa mezzo miglio intorno alla città» elenca la «Villa Borghese ed i casini compreso quello di Raffaello» (Spada 1870).

Anche le fotografie della collezione Cheney relative a Villa Borghese sono certamente scattate nello stesso periodo, anche in esse si nota l’abbigliamento invernale dei bambini ritratti. Inoltre anche gli alberi della villa risultano ancora presenti in loco. È assodato invece che essi furono abbattuti a scopo difensivo come testimonia Margaret Fuller, corrispondente per il New York Tribune: «Tutti coloro che hanno trascorso a Roma giorni felici si dolgono nell’udire che i boschi meravigliosi di Villa Borghese, massimo diletto e ristoro dei cittadini, degli stranieri e dei bambini, sono stati abbattuti fino all’obelisco [...] Alla città sono state recise le ciocche che conferivano grazia alla sua veneranda fronte. Ha un aspetto devastato e profanato» (Fuller 1986). Anche un acquerello e un disegno di François Louis Français, eseguiti nel luglio 1849, raffigurano gli alberi abbattuti a Villa Borghese.

Trovandoci di fronte a fotografie distanti cronologicamente e tematicamente, possiamo ipotizzare che facciano parte di due distinte campagne fotografiche: una di vedute souvenirs di Roma assimilabili alle altre fotografie di Roma della raccolta Bertarelli e del Getty Research Institute, l’altra di documentazione delle nuove rovine. Ma forse è più plausibile supporre che Lecchi avesse iniziato una campagna fotografica di vedute di Roma, in seguito mutatasi negli intendimenti e nella realtà visiva per il precipitare degli eventi bellici. La serie che ritraeva i monumenti di Roma, probabilmente iniziata durante i primi mesi dell’anno, sarebbe stata poi seguita, dopo il 3 luglio, da quella che documentava le rovine. Le immagini sono infatti impostate secondo una logica tematica ben precisa: vedute di Roma e vedute dei luoghi dell’assedio. A una fase intermedia tra le due dovrebbero appartenere le fotografie di quei luoghi, come gli edifici e gli alberi di Villa Borghese, che la Repubblica aveva destinato ad essere distrutti a scopo difensivo.

(Maria Pia Critelli)