Adoperate a fini essenzialmente strategici o utilizzate come appendici documentarie a volumi di memorie o di storia, le mappe hanno accompagnato le vicende militari dell’esercito della Repubblica romana e di quello francese.
Una precisa e puntuale descrizione topografica dei luoghi dove erano posizionate le diverse forze in campo, con i loro trinceramenti e batterie, era essenziale per definire tempi e modalità di attacco o difesa. Ogni particolarità del terreno sia essa di origine naturale o antropica doveva necessariamente essere resa leggibile nelle mappe. Le rappresentazioni erano essenzialmente basate su preesistenti piante catastali ma per scegliere la strategia e la tattica ritenute vincenti era necessaria una estrema accuratezza nell’esecuzione delle piante. Bisognava ottenere un’immagine compendiata ma accurata e corrispondente all’ambiente reale.
Era quindi necessaria una dettagliata conoscenza del territorio e della sua orografia. Nei documenti di chi, come Calandrelli, aveva ricoperto l’incarico di colonnello d’artiglieria sono numerosissimi gli schizzi e le mappe. Gli ufficiali dello Stato Maggiore della Repubblica romana, come Guglielmo Cenni, avevano disegnato con molta precisione le mappe dei lavori di attacco e difesa del 1849.
Alla caduta della Repubblica molte piante vengono pubblicate nei volumi di memoria dove trovano descrizione e commento le diverse fasi dell’assedio, i personaggi e il territorio. Ma esse servono anche nelle relazioni per ottenere la liquidazione dei danni di guerra causati agli edifici durante l’assedio.
Nel 1849 il segretario dell’Ambasciata francese a Roma, Charles Baudin, per documentare i danni che gli eventi bellici avevano causato agli edifici di valore artistico della città corredava le proprie relazioni con una pianta. Sulla “Carta topografica del suburbano di Roma” realizzata a cura della Congregazione del Censo nel 1839 venivano evidenziati in rosso i luoghi danneggiati. La mappa era corredata da altre indicazioni di carattere militare.
L’interesse per il modo in cui le truppe francesi avevano condotto l’assedio era molto diffuso e non solo in ambito militare. La campagna fu valutata brillante e contribuì non poco alla carriera politica del generale Vaillant, comandante dei genieri del corpo di spedizione di Oudinot.
Furono quindi realizzate mappe particolareggiate della zona del Gianicolo che rappresentavano nel dettaglio i luoghi degli scontri, le trincee realizzate, il posizionamento delle artiglierie.
Estremamente dettagliato è il «Plan du siège de Rome avec les différentes tranchées et batteries» che è corredato anche da un resoconto delle operazioni di fuoco. Ad un pubblico italiano erano invece destinate le piante che Pompilio De Cuppis pubblica nei suoi scritti.
Si può ritenere che queste piante, ed altre di analogo argomento, siano state collegate all’attività di rilevazione topografica continuata dagli uomini di Vaillant anche dopo la vittoria francese. Questi lavori portarono anche alla realizzazione del Plan relief du siège de Rome conservato al Musée des plans-reliefs, all’Hôtel des Invalides di Parigi.
Ma di essi si può riscontrare traccia anche nelle carte salate di Lecchi. Nella fotografia “Batteria alla breccia Aureliana” è ben evidente la presenza di soldati francesi al lavoro. In “Villa Valentini. Facciata Est” sotto il porticato sono seduti due militari francesi; uno di essi ha dei fogli sulle gambe, in che fa propendere all’ipotesi che si tratti di cartografi all’opera.
(Maria Pia Critelli)