Tre luoghi memorandi di geografia biblica: la selva del mezzodì, il deserto del Sinai e il monte del Testamento
Roma, Bardi, 1947, pp. 415-418, 27 cm. Estratto da: Rendiconti dell'accademia Nazionale dei Lincei, classe di scienze naturali, storiche e filologiche, (1946), Serie 8, v. 1, fasc. 11-12. BENIN.2965/36 BENIN.3233/32
I tre luoghi (selva, gran diserto-piaggia diserta, dilettoso monte) cui allude Dante nel primo canto dell’Inferno portano in modo univoco Benini a identificare il luogo di partenza del viaggio ultraterreno del poeta fiorentino con il Grande Sion della penisola sinaitica, e non con il piccolo colle posto in Gerusalemme.
La Selva di Mezzodì in cui Dante si smarrì potrebbe richiamare un luogo dell’Arabia Petrea ostile a Dio (Ez. 21). Il deserto, d’altra parte, nel linguaggio dei Salmi e dei Profeti è sempre messo in relazione con la solitudine del Sinai, dove gli Ebrei scampati all’Egitto errarono per 40 anni. Il Monte del Testamento, infine, chiama in causa non solo il Monte da cui era uscita la Legge di Dio, ma anche l’oggetto del passo di Isaia in cui il profeta si rivolge direttamente a Lucifero ormai decaduto: “Quomodo cecidisti, Lucifer, qui mane oriebaris? Qui dicebas in corde tuo: In coelum conscendam, super astra Dei exaltabo solium meum et sedebo in Monte Testamenti, in lateribus Aquilonis” (Is 14, 13).