Le esperienze più rappresentative che si possono richiamare, parlando della storia del merletto in Basilicata, sono senza dubbio quella del Reale Istituto delle Gerolomine inaugurato a Potenza nel 1844 e quella dell’orfanotrofio Bencivenga a S. Chirico Raparo istituito nel 1817 per dare accoglienza alle orfanelle abbandonate garantendo loro un futuro al riparo della perdizione e dell’ignoranza.
Negli Istituti, in un clima di rigido controllo morale, le giovanette acquisivano nozioni delle varie discipline umanistiche e scientifiche, ma, soprattutto, apprendevano le tradizionali tecniche di lavorazione dei filati e quelle del merletto divenendo in breve tempo vere e proprie “artiste”.
Nati con l’intento di proteggere ed educare individui deboli ed esposti, questi Istituti assunsero presto anche un carattere imprenditoriale in virtù dell’abilità e del fervore con cui le ragazze si dedicavano alle arti femminili: ricevevano infatti commissioni per corredi matrimoniali da parte delle più agiate famiglie locali e, periodicamente, in occasione delle mostre che venivano organizzate si provvedeva alla vendita dei pregiati manufatti.
Deve poi essere menzionata l’ampia produzione di merletti destinati un tempo alla decorazione e rifinitura di paramenti sacri, immagini votive e corredi familiari senza alcuno scopo commerciale.
Di questa intensa attività artigianale restano importanti tracce in alcune località sparse sul territorio della regione, come a Latronico dove essa è attestata ancora oggi in forma tanto esclusiva che la tecnica utilizzata, detta puntino ad ago, è registrata dal Comune come “marchio collettivo puntino ad ago di Latronico”. Questa complessa metodologia di lavorazione, derivata dal classico filet, viene eseguita senza utilizzo di telaio e consente di ottenere eleganti rifiniture per corredi e abiti.