La tradizione molisana del merletto, in particolare quella di Isernia, risale con ogni probabilità all’epoca medievale ed è legata alla presenza nella zona di numerosi conventi benedettini dove alle fanciulle ospitate si insegnava l’arte del tessere pizzi e merletti.
Certamente, pur apprezzato nel contesto locale, il lavoro delle merlettaie molisane non superò di norma i confini regionali.
Le tecniche più diffuse erano soprattutto quella ad ago, in particolare il punto in aria, e il tombolo, il cui uso venne, probabilmente, importato nella regione in seguito alla frequentazione da parte di cuochi originari di Agnone della città di Venezia dove erano chiamati al servizio dei dogi.
Ancora oggi questa attività artigianale viene esercitata con attrezzature d’epoca: il tombolo (in dialetto ru pallone), poggiato durante la fase di esecuzione del lavoro su uno scannetto reggi-tombolo, il cartoncino, su cui è impresso il disegno che si vuole realizzare, fissato con gli spilli sul tombolo e i fuselli (in dialetto ri tummarielli) in numero variabile da dieci a cento i quali, avvolti dal filo, vengono mossi secondo un ordine preciso per la realizzazione del disegno, producendo il caratteristico tintinnio che fa da sfondo “musicale” all’abile e veloce movimento delle mani.
Il merletto, tenuto fermo con spilli di acciaio man mano che prende forma sotto le abilissime mani delle donne, viene poi utilizzato per la rifinitura di abiti e biancheria.
Dei pregiati fili che venivano utilizzati in passato per la tessitura dei merletti, resta ancora oggi traccia nell’ottima qualità dei filati con cui i prodotti vengono realizzati: chi non conosce il marchio “Ancora” (nn. 70-80), il “DMC” e ancora il filato per tombolo di Cantù marca “CCC” o il “Tre Cerchi oro” (nn. 30-40)?
Nel corso dei secoli la tipologia e la destinazione dei manufatti si sono profondamente trasformate: dalle trine settecentesche con disegni piuttosto semplificati e ricorrenti e dall’altezza limitata a qualche centimetro, si è passati a lavorazioni ben più varie e di maggiore altezza utilizzate attualmente non più soltanto per rifinire le scollature degli abiti, gli orli di copricapi e fazzoletti, ma come applicazioni per tendaggi, tovagliati, quadri, paralumi e così via.
Ad una tradizione così lunga ed intensa, Isernia ha dedicato una sezione del “Museo della memoria e della storia”, inaugurato nel 2011, nel quale sono conservate le testimonianze di un’espressione artigianale a cui si cerca di restituire il vigore di un tempo.