Il Concorso
A fine maggio 1933 furono presentati 11 progetti; due progetti si qualificarono primi ex-aequo: Realtà 1, realizzato dagli architetti Pietro Berzolla, Pietro Bottoni, Mario Pucci, Leone Carminati; BMS21 degli architetti Vincenzo Bozzini, Giuseppe Manfredi e Francesco Spelta; al terzo posto si qualificò il progetto ABC 123 degli architetti Cesare Chiodi e Giuseppe Merlo.
I tratti comuni dei tre progetti furono il riconoscimento di Piacenza come nodo infrastrutturale di grande importanza e la necessità di mettere in comunicazione la raggiera di strade che su di essa convergono. Flussi di traffico regionale provenienti da Torino, Genova, Bologna, Cremona e Milano non avrebbero dovuto attraversare la città ma dovevano incanalarsi in circonvallazioni esterne.
Per il traffico locale proveniente dalla provincia si riteneva invece di dover intervenire nelle zone interne a ridosso delle mura ampliando le strade con demolizioni più o meno consistenti senza alterare l’identità della città stessa.
Le zonizzazioni, cioè ampi raggruppamenti residenziali o industriali, dovevano diventare gli elementi formativi dei piani d’espansione e svilupparsi secondo un programma ben definito che evitasse le distribuzioni caotiche. Zonizzazioni ben definite anche esterne alle mura saranno la base di gran parte dei progetti presentati.
Luigi Moretti nel 1935, in vista del nuovo Piano regolatore di Piacenza, pubblicherà sulla rivista «Urbanistica» alcuni schemi comparativi relativi ai progetti premiati.
I vincitori
I due progetti vincitori Realtà 1 e BMS21 possono considerarsi complementari infatti il primo contiene uno studio molto interessante relativo alla parte di città posto all’interno delle mura mentre il secondo si occupa maggiormente dell’espansione esterna.
REALTÀ 1
Il progetto analizza in modo molto accurato la realtà esistente e fa previsioni valide almeno per un venticinquennio.
L’idea alla base della relazione è che la deviazione del “traffico di transito, che oggi è costretto a passare per la città potrà risolvere in gran parte […] anche la sistemazione del traffico interno”.
Assieme alle circonvallazioni esterne vengono progettate strade interne verso la zona centrale le più importanti delle quali coinvolgono la zona di san Sisto e della Cattedrale. Il tutto realizzato senza intaccare la parte monumentale ma demolendo fabbricati malsani o cadenti.
BMS 21
Il progetto dedica ampia parte alla “città nuova”. Anche in questo caso vengono proposte rettifiche delle vie esistenti e sventramenti per razionalizzare il traffico interno della città vecchia però collegando e mantenendo distinto un sistema anulare che mitighi il traffico di attraversamento.
La nuova arteria avrebbe dovuto collegare il nodo stradale della Galleana con la fascia urbanizzata a sud delle mura, entrare nella città vecchia a est di Piazza Duomo con un'apertura praticata nelle cinta muraria e, collegandosi alla circonvallazione interna, raggiungere Barriera Milano. Corso Littorio era il nome pensato per il collegamento fra la città vecchia e la nuova.
L’incremento demografico per il cinquantennio successivo fu stimato a 35.000 abitanti. Viene individuato il profilo sociale della popolazione insediata nelle varie zone: Barriera Torino (ex Barriera Taverna) è destinata a ospitare soprattutto le maestranze dell’Arsenale Militare e gli abitanti del quartiere Cantarana e Roma da sanificare e riqualificare. Barriera Genova (ex Barriera Vittorio Emanuele II) in parte sarà destinata a ospitare il ceto impiegatizio dell’Arsenale e gli ufficiali delle vicine caserme; nel quartiere Littorio a cavallo dell’omonimo corso si auspica l’insediamento degli impiegati delle vicine industrie.
In queste operazioni di zonizzazione poco rilievo viene dato al verde pubblico nella città vecchia, mentre viene in qualche modo considerato nell’area di espansione a sud.
La Commissione per il nuovo Piano regolatore di Piacenza
Il Comune di Piacenza acquistò la proprietà dei primi cinque progetti del concorso del 1932 e cercò di prendere il meglio di ognuno per la definizione del nuovo Piano regolatore.
L'incarico di vagliare e scegliere le soluzioni migliori fu affidato ad una Commissione di tecnici composta da Sandro Cella, presidente, e dai membri Cesare Chiodi, Vincenzo Bozzini, Mario Pucci, Giulio Ulisse Arata, Emilio Morandi, Camillo Chiappa, Alessandro Ferrari, Ferruccio Vivoli, Leone Astrua.
I lavori della Commissione si protrassero per tutto il 1934 e parte del 1935.
L'Ufficio tecnico del Comune di Piacenza, in base agli indirizzi della Commissione, sotto la direzione di Sandro Cella, presentò il Piano il 28 novembre 1935.
Nell'ampia relazione presentata da Cella vengono esplicitati i criteri che hanno ispirato il nuovo Piano regolatore:
“Si sono quindi adottate le soluzioni più brillanti dei vari progetti premiati provvedendo a connetterle armonicamente nel quadro della realtà urbanistica della città, che è bensì Capoluogo di Provincia pulsante di vita, ma non ha i bisogni e la forza espansiva di una metropoli, in dipendenza anche della posizione topografica troppo vicina a Milano e dei dati statistici relativi all'incremento demografico.
Si sono tenute presenti le ridotte possibilità finanziarie del Comune, abbandonando le soluzioni che, pur brillanti in linea teorica, non avevano possibilità di pratica ed economica realizzazione anche in tempo lontano. Con tutto ciò l'insieme dei lavori e delle opere previste nel piano è risultato ad ogni modo ponderoso.
Si è data particolare importanza al piano di ampliamento, mentre grande prudenza fu seguita nello studio del piano regolatore edilizio della Città entro le mura, limitandolo alle opere necessarie per il miglioramento delle comunicazioni e delle condizioni igienico-sanitarie.”*
* Città di Piacenza: Progetto di Piano Regolatore e di Ampliamento, Piacenza, Tip. del Maino,[1935], p. 2.
Piano regolatore e di ampliamento
Il progetto, con la firma in calce dell'Ing. Sandro Cella, riporta i timbri dell'Ufficio tecnico comunale con data 17 novembre 1935.
Il Piano regolatore
Il Piano Regolatore edilizio e di ampliamento della città di Piacenza viene adottato con delibera podestarile il 25 dicembre 1935 e pubblicato il 28 dello stesso mese.
Al momento dell’approvazione del piano la città contava 64.000 abitanti. Esso tiene conto di iniziative già avviate in città come la realizzazione del 1° lotto (INA), iniziato nel 1934 e terminato nel 1937, e del secondo lotto (INPS) ad est di Piazza Cavalli, ma anche delle demolizioni intorno al Duomo e alla chiesa di San Francesco.
Lo strumento della zonizzazione è alla base del piano. I programmi di intervento sull'instradamento del traffico proveniente dall’esterno, previsti nel concorso del 1932, sono ridimensionati così come quelli relativi alla viabilità interna.
Non è previsto nessun nuovo parco ma ogni nuovo settore urbano di espansione dovrà essere dotato di un piazzale con verde pubblico. Si prevede però di valorizzare il Pubblico Passeggio e di attrezzare a verde pubblico i fossati sotto le mura, spazi sportivi con “fiera e divertimenti”.
Viene inoltre individuata una grande area per un aeroporto fra Gossolengo e la strada Gragnana.
Il piano riceve solo nel 1940 il parere dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. In base ad una deliberazione del Ministero delle Belle arti del 16 aprile 1940 il Consiglio giudica positivamente il piano ma invita a ridisegnare gli spazi interessati da demolizioni e a preservare le zone del nucleo più antico da interventi troppo invasivi e anche Piazza Cavalli non dovrà essere ulteriormente alterata.
Tuttavia viene giudicato però negativamente il piano di ampliamento riguardante la parte esterna alle mura e se ne propone il rifacimento. Il Ministero dei Lavori pubblici fa proprie queste osservazioni chiedendo di apportare al Piano “tutte quelle modifiche che valgono a conseguire il raggiungimento dei moderni canoni e norme urbanistiche”. Le critiche sono legate soprattutto al fatto che le espansioni non si configurano come parte di città dotata di una propria identità e autonomia.
Per l’attuazione del Piano Regolatore si ritiene inoltre congruo il termine di 50 anni come da richiesta originale.
In verità gli ambiziosi propositi espressi nel piano non saranno quasi per nulla tradotti in realtà. L’espansione della città avverrà più tardi secondo diverse linee programmatiche.