Ospedaletto infantile Umberto I
Il reparto pediatrico dell’Ospedale Civile e l’Ospedaletto infantile “Umberto I” vennero inaugurati il 28 ottobre 1934 alla presenza delle autorità civili e militari. Fino ad allora, vista la mancanza di una struttura dedicata, i bambini ammalati dovevano essere ricoverati nei reparti insieme agli adulti.
Un primo Comitato provvisorio allo scopo di raccogliere contribuzioni e offerte per erigere un ospedaletto per l’infanzia si era in realtà già costituito nel 1895, ma raccolse solo poche offerte, sciogliendosi dopo poco senza arrivare a nulla di fatto.
All’indomani della morte di Umberto I, il 29 luglio 1900, un secondo Comitato ebbe l’idea di far erigere un ospedaletto infantile per onorare la memoria del compianto re. Questa volta, anche grazie al sostegno di un sodalizio di patronesse, la cifra raccolta fu più consistente, quindi fu stilato lo statuto organico e nominato un regolare Consiglio d’amministrazione; nel 1905, con Regio decreto del 19 gennaio, l’istituto fu eretto in ente morale.
Il capitale raccolto dai due comitati non sarebbe stato comunque sufficiente a costruire un nosocomio ben attrezzato e i promotori cercarono quindi di accordarsi con altri enti. Fu contattata in più riprese l’Amministrazione degli Ospizi civili, ma l’accordo definitivo tra le parti si raggiunse solo nel 1926 quando il Consiglio di amministrazione degli Ospizi espresse parere favorevole circa l’erezione dell’Ospedaletto “Umberto I”. Trascorsero ancora alcuni anni prima che il progetto si avviasse: nel 1929 fu deciso di costruire un nuovo padiglione all’interno dell’Ospedale civile e il 9 novembre 1931 il Consiglio di amministrazione approvò il progetto definitivo.
Con atto in data 26 novembre 1932 il Consiglio di amministrazione dell’Ospedaletto stipulò una convenzione con l’Amministrazione degli Ospizi civili per la costruzione all’interno del recinto dell’Ospedale maggiore. In base a tale convenzione gli Ospizi civili assumevano l’obbligo di costruire un padiglione da intitolare “Ospedaletto infantile Umberto I” e l’amministrazione dell’Ospedaletto si impegnava a utilizzare a questo scopo il proprio patrimonio.
Nel 1933 il Consiglio di amministrazione dell’Ospedaletto deliberò l’accorpamento agli Ospizi civili di Piacenza, decisione ratificata con Regio decreto del 27 luglio 1934.
Tra i benefattori dell’istituto si ricordano: il conte Giuseppe Calciati che legò all’erigenda istituzione una parte della proprietà Colombaie di Borgonovo Val Tidone, la duchessa Clelia Sforza Fogliani d’Aragona vedova Pallavicino, l’Opera nazionale maternità e infanzia, la Cassa di Risparmio di Piacenza.
La costruzione del nuovo edificio, costituito da tre piani più i sotterranei per il collegamento con il resto del complesso ospedaliero, offrì una nuova facciata all’Ospedale civile e fu l’occasione per riqualificare anche il piazzale antistante abbattendo alcuni stabili fatiscenti e ornando il piazzale con nuove siepi, aiuole e una cancellata.
L’organizzazione interna dell’ospedaletto era divisa in due sezioni: una medica e una chirurgica, entrambe con 40 letti, distribuiti in diverse sale. I criteri seguiti per la costruzione e la sistemazione delle sale furono quelli dettati dalla moderna scienza medico-pediatrica: piccole stanze contenenti un numero limitato di lettini, sistemazione che pur richiedendo più personale per l’assistenza, offriva il vantaggio di fornire ai piccoli pazienti un ambiente di degenza raccolto e confortevole. La sezione medica, inoltre, era fornita di un’ampia terrazza che consentiva ai piccoli ricoverati di uscire per attività all’aperto.
All’interno furono allestite due sale destinate al ricovero dei lattanti al seno, attrezzate anche per il ricovero delle nutrici e dei bambini nutriti artificialmente. Furono realizzate anche sale d’isolamento per accogliere i bambini affetti da malattie sospette infettive.
Ogni sezione aveva una propria cucinetta per la preparazione delle pappe, servizi con vasche da bagno e doccia, lavatoi e gabinetti a misura di bambino e un refettorio comune.
L’ospedale pediatrico accoglieva bambini fino ai 12 anni.
Le informazioni di questa sezione sono in parte ricavate dalla pubblicazione:
Ospizi civili di Piacenza, L’Ospedale di Piacenza (1471-1934). Nell’inaugurazione dell’Ospedaletto infantile Umberto I, 1934.
Ospizio Vittorio Emanule II
L’Ospizio Vittorio Emanuele II era stato inaugurato il 16 novembre 1879, in memoria del Re deceduto l’anno prima. In base allo statuto approvato nel 1880 lo scopo dell’istituto era quello di dare gratuitamente - nel limite dei mezzi disponibili - «ricovero, assistenza e mantenimento a persone povere di ambo i sessi affette da malattie croniche e incurabili». La sede destinata fu lo storico palazzo Volpelandi, i cui lavori di sistemazione furono affidati alla ditta dell’imprenditore Luraschi, su progetto dell’ingegnere architetto Lodovico Scarabelli.
Negli anni successivi non furono apportate significative modifiche agli stabili, fino al 1933. Nel tempo, infatti, era andata maturando in città l’esigenza di avere un luogo in cui potessero trovare ricovero pensionanti abbienti che, pur disponendo di adeguati mezzi di sussistenza, non avessero persone o parenti vicini cui affidarsi. Il nuovo consiglio d’amministrazione, con a capo il cavalier ufficiale Augusto Lamma, prese in considerazione queste esigenze e propose una radicale trasformazione dell’istituto per aumentarne la capienza - da 120 a 250 ricoverati - istituendo due nuove reparti per i pensionanti, maschile e femminile.
L’incarico per la ristrutturazione fu affidato all’ingegnere Vincenzo Bozzini; i lavori iniziarono nel maggio 1933 e si conclusero nel 1934, per un costo complessivo di circa un milione di lire.
Vennero edificate tre nuove costruzioni, appoggiate al fronte del vecchio palazzo, che diedero alla planimetria generale la caratteristica forma di una E, a ricordare, forse, il nome del sovrano. All’interno, due grandi aree cortilizie sistemate a giardino. Questa disposizione permise di dividere, pur mantenendoli compresi in un unico complesso, i reparti maschili da quelli femminili attraverso uno scalone centrale diviso in due branche che consentiva a destra l’accesso ai reparti femminili, a sinistra a quelli maschili.
I reparti per i pensionanti furono sistemati nelle due nuove ali laterali con accessi da scale separate in marmo. Le nuove costruzioni si caratterizzarono per la presenza di ampi atri e corridoi con grandi vetrate in ferro in grado di garantire aria e luce; furono installati moderni impianti di riscaldamento a termosifone per dare la possibilità ai ricoverati di passeggiare al riparo anche nei periodi più freddi dell’anno.
L’inaugurazione ufficiale fu il 28 ottobre 1934 alla presenza delle autorità civili ed ecclesiastiche.
Le informazioni di questa sezione sono in parte ricavate dalla pubblicazione:
Ospizio Vittorio Emanuele II - Relazione con nota storica, [1953] in «Statuti e regolamenti delle Opere pie»;
Statuto organico dell’Ospizio Vittorio Emanuele II pei cronici incurabili in Piacenza, Tipografia della "Libertà", 1898 art. 2, pag. 5.