Questa sezione è dedicata ad alcune scuole costruite negli anni Trenta e di cui l'Archivio di Stato di Piacenza conserva materiale cartografico.
Verso il Liceo Classico "Melchiorre Gioia"
Prima del Liceo classico “Melchiorre Gioia” esisteva il “Regio Liceo”, prima ancora la “Scuola di San Pietro” e all’origine di tutto il “Collegium Placentinum” fondato dai Gesuiti alla fine del Cinquecento nell’area di San Pietro in Foro.
Alle soglie dell’unificazione la Scuola di San Pietro comprendeva il Ginnasio, diviso in inferiore e superiore, e il triennio filosofico destinati entrambi ad un'utenza maschile. Il Ginnasio rappresentava la vera scuola pubblica, finanziata dal Comune con il concorso dei Comuni della Provincia. Vi erano ammessi i ragazzi che intendevano coltivare le scienze, accedere al sacerdozio o alle professioni della burocrazia o, attraverso il triennio filosofico, alle facoltà universitarie.
Dopo l’annessione al Regno d’Italia l’ordinamento di studio fu adeguato alla Legge Casati poi sostituita nel 1923 dalla Riforma Gentile. In ogni caso il Ginnasio rimase scuola Comunale e passò allo Stato solo nel 1907 dopo combattute trattative con il Comune.
Nel 1865-66 il “Regio Liceo” fu intitolato a Melchiorre Gioia, pensatore piacentino che tanto aveva contribuito ad animare gli ideali Risorgimentali.
Le classi del Ginnasio comunale e quelle del Liceo Regio rimasero per oltre un decennio dalla riforma nei locali di San Pietro, insieme all’Istituto tecnico, con l’entrata su via San Pietro ora ingresso della biblioteca comunale Passerini-Landi.
Divenuti insufficienti gli spazi, il Comune acquistò il palazzo dei conti Anguissola da Vigolzone in via Taverna 39, con accesso dal cantone San Nazzaro mentre il lato nord restò al Collegio Morigi. Il trasferimento avvenne nell’anno 1872-1873. Qui il Gioia fu ospitato per oltre sessant’anni fino al 1938 allorché si insediò nella sede attuale in viale Risorgimento. Ci fu solo una parentesi durante la Prima Guerra Mondiale quando i locali di via Taverna furono requisiti ad uso ospedaliero e le classi furono alloggiate nell’ex monastero di Santa Franca dove si trovava la Scuola Municipale di Musica.
La cosiddetta riforma Gentile pose al centro dell’istruzione la cultura umanistica, la sola utile a formare le nuove leve dirigenti. La fascistizzazione della scuola, passava anche attraverso i saggi ginnici al Campo sportivo, i premi pubblici, la cultura e la preparazione militare, le divise, il culto dell’antica Roma.
Per dare maggior risalto al Liceo classico fu ottenuta dal Comune la costruzione di un nuovo edificio nell’isolato ricavato davanti a Palazzo Farnese. Il piano di demolizione dei fabbricati esistenti comprese anche la chiesa di santa Maria dei Pagani e i Bagni Pubblici.
Le informazioni di questa sezione sono in parte ricavate: Il Gioia: una storia urbana, in particolare dal saggio di Donatella Vignola: Prima che il Gioia fosse... , pp. 9-15.
Il Liceo "Melchiorre Gioia"
Il progetto per il nuovo edificio del liceo Gioia fu affidato nel 1934 all’architetto Mario Bacciocchi. Dover operare nella propria città era certamente motivo di orgoglio ma anche di preoccupazione. Il progetto presentava indubbie difficoltà legate all’incombenza della mole del Palazzo Farnese sito proprio davanti all’area che gli era stata affidata. Il problema posto dal progetto architettonico era soprattutto dimensionale perché il nuovo edificio doveva confrontarsi con la potenza classica del Palazzo del Vignola.
Il Liceo fu intenzionalmente racchiuso in un' "insula urbana piacentina" richiamando la struttura romana originaria della città con un risultato che può apparire un po’ rigido.
La facciata di fronte a Palazzo Farnese ha una importante zoccolatura inferiore realizzata in pietra grigia con rigorose linee chiaroscurali mentre la parte superiore è realizzata in cotto dello stesso colore del Farnese ed è scandita da finestre contornate da riquadrature in travertino chiaro. Sui fianchi della facciata due ordini giganti di pilastri, che arrivano fin sotto al cornicione dando all’edificio un effetto chiaroscurale, costituiscono il raccordo con le parti laterali dove le facciate proseguono con rigore assoluto.
Altro originale elemento architettonico è la scelta di eliminare completamente i cornicioni aggettanti creando una variabile compositiva inaspettata.
Nello spazio interno è inserita una scala a pianta circolare interrotta da morbidi scatti angolari in prossimità dei pianerottoli che creano uno spazio coinvolgente proiettato verso l’alto di grande fascino dinamico che diverrà elemento figurale ed iconico dell’edificio stesso.
La costruzione era di assoluta modernità anche in relazione alle più recenti tecnologie costruttive e tecnologiche. L’uso di grandi finestrature nella parte interna del complesso, di lucernari nelle coperture e di tagli verticali sui vani scala crea una particolare leggerezza.
La progettazione si dedicò anche agli spazi arredati interni portando alla realizzazione di una serie di mobili specifici per le funzioni didattiche. Vengono disegnate e realizzate ad hoc scrivanie, poltrone, sedie e armadiature in una fusione stilistica sorprendente per la sua coerenza.
L’opera fu completata nel 1937 e e rappresentò per Bacciocchi un momento di cambiamento e di ripensamento del linguaggio architettonico, basato sulla reinterpretazione classica, che aveva fino allora perseguito con moderna sensibilità.
Dall’esame delle opere successive che Bacciocchi realizzò in varie parti d’Italia nell’immediato dopoguerra si nota come il suo linguaggio mutò radicalmente in direzione di una maggiore libertà compositiva rivolta a forme dinamiche e razionali.
Le informazioni di questa sezione sono in parte ricavate dalla pubblicazione: Il Gioia: una storia urbana, in particolare dal saggio di Paolo Dallanoce, Il Liceo classico "Melchiorre Gioia" dell'architetto Mario Bacciocchi, pp. 37-49.
Liceo scientifico
La Casa della Gioventù Italiana del Littorio di Piacenza può essere considerata un vero e proprio laboratorio di modernizzazione in quanto è il primo e nuovo esempio architettonico per questa inedita tipologia di costruzioni sia a livello italiano che internazionale. Le Case G.I.L. di Moretti sono vere e proprie “invenzioni spaziali”, rappresentano assolute novità “con palestre luminose, grandissime, nitide, con bagni, piscine, sale di scherma e di lotta, con biblioteche chiare e aperte sui giardini con sale di ritrovo e teatri, con gabinetti medici e refettori”.
Il progetto piacentino viene affidato a Moretti nel settembre del 1932 da Renato Ricci, presidente dell’Opera Nazionale Balilla, e sarà inaugurato il 3 dicembre 1933.
L’edificio proposto da Moretti è spogliato di ogni apparato decorativo: ornamenti, cornici, lesene, cornicioni, capitelli, stucchi. Si tratta di una rivoluzione formale che è la conseguenza delle innovazioni tecnologiche dell’edilizia: la prima esigenza è l’utilità di un edificio e quindi i materiali e il sistema costruttivo devono piegarsi a questo obiettivo.
L’edificio piacentino, con una struttura a telaio in cemento armato, sorge come un blocco compatto semplicissimo, nelle immediate vicinanze della cessata Barriera Genova sull’area della palestra "Salus et Virtus". L’esecuzione dei lavori è affidata all’ingegnere piacentino Vincenzo Bozzini.
L’edificio doveva essere completato con la costruzione di una piscina ed un teatro.
Gli elementi decorativi della struttura sono stati realizzati da Angelo Canevari (il lanciatore del peso, il giavellottista e il discobolo del mosaico pavimentale nel vestibolo della palestra); Guerrino Tramonti (la statua il Balilla ora scomparsa); Franco Gentilini; Celeste Petrone; Giuseppe Lombardo; Pietro Doveri; Achille Capizzano.
Alla fine della guerra il patrimonio immobiliare della Gioventù Italiana del Littorio viene affidato alla Gioventù Italiana, il nuovo ente a cui spetta la liquidazione dei beni della vecchia organizzazione del Regime.
Più o meno abbandonata e in parte saccheggiata la ex casa G.I.L. viene occupata nel marzo del 1947 dagli studenti del Liceo scientifico “Lorenzo Respighi” all’epoca ospitati nei locali dell’Istituto tecnico di via Cavour. L’Amministrazione provinciale dopo lunghe trattative con la Gioventù Italiana riesce ad acquistare nel 1960 con rogito del notaio Astrua lo storico edificio.
Il testo della scheda è tratto da:
Luigi Moretti a Piacenza: dalla GIL al Respighi, Piacenza, 2014.
L'immagine digitale:
Archivio Centrale dello Stato, Moretti Luigi, Documentazone e foto, Fotografia nr. 2743, Casa del Balilla di Piacenza: facciata. Ora Liceo scientifico "L. Respighi".