La “Rosa” di Brera

Cornelis Gysbrechts, Trompe-l'œil, 1668

Cornelis Gysbrechts, Trompe-l'œil. The Reverse of a Framed Painting, 1668 (immagine di pubblico dominio)

 

Tutto quello che oggi si conosce di Rosa Rovelli (nata presumibilmente nel 1733 e vissuta almeno fino al 1817) è racchiuso nelle carte di questo fascicolo. Non si sa come si sia conclusa la vicenda qui narrata, che vede come protagonista la migliore e quasi unica “imprimitrice di tele” a Milano: forse, come potrebbero suggerire le carte, ha continuato a insegnare, anche se quasi ottantenne, e non si sa nemmeno se fu mai chiamata a restaurare i quadri della Pinacoteca di Brera, sebbene fosse definita "restauratrice". Unica cosa certa è che nel 1817, a ottantaquattro anni, continua a percepire la sua pensione, confermatale dagli austriaci, nuovi signori di Milano dopo Napoleone.

Qualche parola in più può essere, invece, spesa per spiegare la sua arte: “dare l’imprimitura alle tele da Pittori”, come si legge nelle numerose lettere che la riguardano. In passato, prima di dipingere sulla tela con i colori a olio, si stendeva una preparazione per isolare il supporto della tela, con la sua trama e le sue irregolarità, dallo strato pittorico. Tradizionalmente, si procedeva stendendo in strati successivi una miscela di colla di origine animale e gesso spento, la superficie veniva, infine, levigata. In alternativa, per ottenere una preparazione che assorbisse più lentamente l’olio in eccesso contenuto nel colore, e lasciasse la superficie pittorica più brillante, la miscela poteva essere a base di olio e biacca di piombo.
All’imprimitura poteva essere aggiunto un colore di fondo, che emergesse attraverso gli strati semitrasparenti della pittura a olio, utile al pittore per realizzare alcune parti, come gli incarnati o le mezze ombre, oppure per dare un certo tono dominante al quadro. Insomma, dalla scelta del tipo di imprimitura dipendeva il risultato finale, per questo motivo sono i pittori stessi a richiedere a Rosa Rovelli le tele preparate.

Che dire invece della capacità di Rosa nel “ristaurare, e rappezzare i quadri antichi”? Va tenuto conto che, soprattutto nel corso del XVIII secolo, durante il quale lei ha maturato la propria abilità, scopo del restauro non era solo “riparare i danni” subiti dai dipinti, ma anche dare a questi un aspetto gradevole all’occhio. Uno degli esempi è l’uso di alcune vernici scurenti per fingere sui quadri la patina del tempo. Invece il termine “rappezzare” potrebbe far riferimento o al rinforzo tramite una seconda tela stesa dietro all'originale (rintelare), o a un’altra pratica dettata dal gusto estetico e da esigenze espositive dell’età moderna: i dipinti antichi potevano essere privati di alcune parti, sagomati in modo diverso, oppure vi si potevano aggiungere dei pezzi, o delle pezze, per rendere il loro formato simile a quello degli altri dipinti coi quali erano esposti, o per adattarli meglio agli spazi delle gallerie.
Non bisogna giudicare queste pratiche con i parametri di oggi, ma dobbiamo pensare che, a quei tempi, si stavano già sviluppando per via empirica quelle che sono oggi le moderne tecniche di restauro.

Gli elenchi dei materiali utilizzati dal restauratore Giuseppe Appiani, che forniva mese per mese i rendiconti delle proprie spese, possono dare un'idea delle tecniche di restauro impiegate in quegli anni presso Brera. Giuseppe Appiani viene assunto nel 1807 insieme al suo aiutante Alessandro Chiesa; Rosa Rovelli non verrà, probabilmente, mai chiamata a restaurare i quadri della Pinacoteca, proprio perché ci sono già loro due, nonostante lei sia dichiarata abile e capace allo stesso modo.

 

Bibliografia:

M.T. BINAGHI OLIVARI, Giuseppe Appiani, il primo restauratore di Brera, in «Arte Cristiana», n. 731, 1989, pp. 139-144

«IMPRIMITURA», in R. CASSANELLI – A. CONTI – G. ERCOLI – M.A. HOLLY – A. LUGLI, L’Arte (Critica e conservazione), Jaca Book, Milano 1993

A. CONTI, Storia del restauro e della conservazione delle opere d’arte, Electa, Milano 2002 (Electa, Milano 1988)

La Sala dei paesaggi, 1817-1822, a cura di I. MARELLI, catalogo della mostra (Milano, Pinacoteca di Brera, 7 aprile – 2 giugno 2009), Electa, Milano 2009

M. OLIVARI, Qualche informazione sui restauratori agli inizi di Brera, in Studi in onore di Maria Grazia Albertini Ottolenghi, a cura di M. ROSSI, A. ROVETTA, F. TEDESCHI, Vita e Pensiero, Milano, 2013, pp. 195-199

M.T. BINAGHI OLIVARI, L’altro Appiani, Giuseppe il restauratore (1751-1812), in corso di pubblicazione