Ranieri de' Calzabigi

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calzabigiProfilo (Biblioteca Labronica "F.D. Guerrazzi" Livorno, Collezione iconografica Oreste Minutelli, Cassettiera n. 3)

Famoso per la sua attività di librettista nacque a Livorno nel 1714, da Giovan Domenico e da Maria Eleonora Vannuccini e fece i suoi studi in città e a Pisa; non riuscendo a mantenersi esclusivamente con l'attività letteraria e pur continuando a scrivere drammi e poesie grazie ai quali divenne membro dell'Accademia Etrusca di Cortona e dell'Accademia dell'Arcadia, trovò impiego a Napoli in un Ministero.

Nel 1750 allontanatosi dalla città col fratello Anton Maria perchè coinvolto in un processo per avvelenamento, si trasferì a Parigi dove insieme a Casanova introdusse il gioco del lotto e divenne commentatore ed editore dell'opera di Metastasio, nel cui primo volume espone le sue idee sulla riforma del melodramma in cui la poesia avrebbe dovuto tornare ad essere dominatrice della musica.

Allontanatosi anche dalla Francia e dopo un breve soggiorno in Belgio si fermò nel 1761 a Vienna, ove divenne consigliere dell'imperatore grazie ad un suo memoriale "Sulla sistemazione della camera dei conti" e dove, incontratosi col Gluck diede vita ad un fruttuosa collaborazione che gli permise di realizzare finalmente la riforma del dramma musicale da lui auspicata.

Scappato anche da Vienna per uno scandalo con un'attrice che gli fece perdere la pensione statale, nel 1774 si ritirò a Pisa e nel 1780 di nuovo a Napoli dove continuò -pur nelle ristrettezze- la sua attività di letterato e critico e dove si spense nel 1795.

Nella Biblioteca Guerrazzi di Livorno, sua città natale, si conserva una stampa che presenta sul recto di un medaglione il profilo del nostro col suo nome e cognome e sul verso una scena bucolica con Melpomene che suona la lira, Pegaso sullo sfondo e un verso SI PLACEO TUUM EST tratto dal Carme IV,3 di Orazio in cui il poeta latino rifiutando l'impegno militare e civile si professa figlio della Musa:

Pieride, che il suono armonioso dell'aurea lira accordi, tu che se volessi anche ai pesci muti portresti dare il canto del cigno, tutto questo è un dono che mi prodighi, se un passante può additarmi a tutti come il poeta lirico di Roma; e se ho ispirazione, se piaccio, sempre che piaccia, il merito è tuo

Ai piedi dell'immagine un cartiglio con la sigla A.B. dell'autore e due versi tratti dal famoso proemio dell'Ariosto all'Orlando Furioso: 

Piacciavi, generosa Erculea prole,
ornamento e splendor del secol nostro,
Ippolito, aggradir questo che vuole
e darvi sol può l'umil servo vostro.
Quel ch'io vi debbo, posso di parole
pagare in parte e d'opera d'inchiostro;
né che poco io vi dia da imputar sono,
che quanto io posso dar, tutto vi dono.

Leggi la voce di Clara Gabanizza nel Dizionario Biografico degli Italiani 


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