Già nell'Ottocento diverse biblioteche si dotarono di una modulistica per rendere più rapido e chiaro il trattamento del materiale in acquisizione, o per altre funzioni interne.
Il Regolamento delle biblioteche governative del 1885, ad esempio, include una serie di moduli per registrare rapidamente e in modo chiaro l'arrivo dei fascicoli dei periodici e dei volumi di pubblicazioni in continuazione e di collane. I moduli per i periodici sono di più forme, a seconda della periodicità, con caselle da barrare all'arrivo del fascicolo corrispondente al numero stampato nella casella.
Per maggiore comodità di manipolazione e resistenza questi moduli vennero poi realizzati in molti casi in cartoncino, venendo abitualmente chiamati "schedoni", o "schedoni amministrativi", e conservati in schedari verticali o cassette.
Nel corso del Novecento, soprattutto negli anni Sessanta e Settanta, si diffusero classificatori metallici o schedari metallici, di diversa concezione, per la conservazione e l'uso degli schedoni.
Un modello particolarmente elaborato e funzionale, detto "kardex", si diffuse particolarmente nelle biblioteche italiane in quanto prodotto anche dalla Olivetti. Il kardex consiste di cassetti estraibili che permettono di ospitare in piano numerose schede, di cui resta sempre leggibile la prima riga in basso e che si ribaltano per la compilazione, senza bisogno di estrarle dalla loro posizione.