Minoranze linguistiche albanesi e croate

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Il Molise si caratterizza anche per la presenza di due diverse minoranze linguistiche storiche quali quella albanese (arbëreshe) e quella croata.

Le prime notizie su migrazioni arbëreshë in Italia non riguardano profughi o esuli, ma soldati. Nel XV secolo, infatti, Alfonso d'Aragona, re di Napoli, per contrastare le rivolte dei baroni locali, fece venire drappelli di mercenari dall'Albania. L'intervento arbëresh fu decisivo tanto che successivamente gli stessi si stanziarono nella Calabria centrale.

Le più importanti migrazioni, però, avvennero a causa dell'invasione turca: in circa tre secoli, dalla metà del XV fino alla metà del XVIII secolo, furono sette le migrazioni rilevanti che contribuirono a costituire la minoranza in Italia.

In Italia meridionale gli albanesi furono accolti sia perché identificati come martiri della religione cristiana, per aver combattuto e, comunque, rallentato l'invasione turca, sia perché carestie, pestilenze e terremoti avevano spopolato le campagne, rendendo possibile l'offerta ai profughi di vantaggiose proposte da parte dei proprietari terrieri. Questa fu la ragione principale del ripopolamento dei casali di Montecilfone e Portocannone. Ururi, Campomarino e Santa Croce di Magliano, furono altre località ripopolate da albanesi, richiamati in quei territori dai feudatari laici o ecclesiastici.

Nel corso dei secoli gran parte della cultura albanese è andata persa, l’unico elemento vivo di diversità culturale rimane la lingua.

La provenienza degli slavi molisani e il periodo nel quale arrivarono nella nostra regione sono stati a lungo dibattuti, ma lo studio del croato molisano porta a credere che siano arrivati dalla Dalmazia insieme agli albanesi che fuggivano dal pericolo turco, quindi tra il XV e il XVI secolo.

Come i vicini albanesi, i croati probabilmente si stanziarono nelle zone che necessitavano di essere ripopolate dopo il terremoto del 1456, o in zone incolte, che quindi avrebbero fruttato denaro ai feudatari.

Nei primi atti in cui sono menzionate le popolazioni croate, esse vengono definite “schiavoni”, un toponimo che resterà a indicare la loro permanenza in una determinata zona.

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