Marina Capasso
Le celebrazioni dantesche del 1965, non segnarono solo, in quanto anniversario, un punto d’arrivo ma divennero un importante punto di partenza per la diffusione e la rinascita degli studi danteschi. La popolazione italiana, attraverso un importante progetto culturale dedicato alle celebrazioni e messo in atto dallo Stato, ebbe la gioia di riscoprire in modo nuovo la poesia di Dante e di assegnarle uno spazio diverso e più ampio che, travalicando il mondo della cultura, si estese a tutto il tessuto culturale e sociale della nazione.
Nel Centenario del 1965, per la prima volta, il fervore risorgimentale, che sino ad allora aveva accompagnato le manifestazioni, si tradusse in un concreto e completo rinnovamento culturale e l’interesse pubblico che in precedenza si era soffermato sulla figura di Dante in maniera ideologica, come poeta e vate della patria, si tramutò in una conoscenza più ampia e più profonda che coinvolse diverse fasce di popolazione e sottolineò l’universalità della poesia dantesca ricollocando l’opera nel tessuto sociale oltre che in quello letterario.
Furono realizzate grandi mostre a Roma, Firenze, Ravenna, Verona e Perugia ma si vide anche un pullulare di manifestazioni minori su tutto il territorio nazionale che coinvolsero fasce estese di popolazione e diffusero quella conoscenza del Poeta che prima era solo un sentimento.
Ciò fu possibile grazie all’istituzione, con apposita legge, del Comitato Nazionale Dantesco, che concepì in un quadro unitario nazionale le celebrazioni impedendo così che si dissolvessero in manifestazioni isolate e disorganiche. Furono anche stanziati fondi specifici per la divulgazione culturale che permisero la pubblicazione degli Atti dei convegni scientifici del centenario in una collana unitaria, Enciclopedia dantesca, promossa dall’Istituto dell’Enciclopedia dantesca (Treccani).
Grande importanza ebbero le 18 manifestazioni organizzate per il mondo operaio dell’industria a partecipazione statale nelle quali insigni studiosi parlarono in conferenze pubbliche operaie. Da quest’incontro del mondo degli studi con quello del lavoro, scaturì un’osmosi culturale che arricchì la classe operaia istruendola e permettendo alla cultura dantesca di permeare profondamente il tessuto sociale del mondo del lavoro. In questi incontri vennero distribuite 25000 copie della Divina Commedia in edizione popolare che trovarono la loro collocazione nelle case degli italiani.
In campo scientifico, soprattutto grazie alla “Società Dantesca Italiana” operante a Firenze sin dal 1888, il mito patriottico di Dante si commutò in concreta ricerca culturale ed ebbe un fondamentale consuntivo nel testo critico della Divina Commedia a cura di Giorgio Petrocchi. Lo studioso, fondatore dell’Università Roma Tre, adottò nell’analisi criteri innovativi, riuscendo ad ottenere una traduzione dal risultato più attendibile e di maggiore aderenza al testo originale. Il testo critico venne pubblicato in quattro volumi tra il 1966 e il 1967.
Il Centenario Dantesco del 1965 non fu offuscato dagli importanti eventi dell’epoca - l’inaugurazione del Traforo del Monte Bianco, l’Oscar di De Sica, la chiusura del Concilio Vaticano II - e lasciò un segno eterno della sua importanza, reso tangibile attraverso emissioni commemorative filateliche Vaticane, monete rarissime in argento della Repubblica italiana, copertine uniche su importanti riviste e giornali dell’epoca come ad esempio la Domenica del Corriere.