A cura di Alberto Mario Rossi
Anche quest’anno, al pari del precedente, l’Archivio di Stato si appresta a celebrare (degnamente, si spera) la Settimana dei beni culturali, undecima della serie.
La formula adottata è quella – collaudata ormai felicemente – della collaborazione con altri enti e associazioni promotrici (Amministrazione comunale di Rovigo, Accademia dei Concordi, Associazione minelliana e Cooperativa turismo e cultura), con conseguente predisposizione di un’«offerta» assai ricca e qualificata di manifestazioni e momenti d’incontro per la cittadinanza (dalle mostre alle visite guidate, alla presentazione di libri e così via).
Al centro della «Settimana» c’è indubbiamente la mostra documentaria «Quegli ultimi 600 giorni: 25 luglio 1943 – 25 aprile 1945 – Tra propaganda di regime e realtà storica», voluta per ricordare l’anniversario della fine della Seconda guerra mondiale.
Essa si riallaccia idealmente all’esposizione dedicata vent’anni or sono al martire polesano Giacomo Matteotti, la quale, benché fosse stata allestita a Roma ad opera di una qualificata équipe di archivisti (fra i quali merita una menzione l’indimenticabile collega Elvira Gencarelli, scomparsa prematuramente) e di storici, ebbe proprio a Rovigo in Archivio di Stato il suo significativo «battesimo».
La Settimana, al di là delle pur legittime finalità per così dire «promozionali» (mi si passi l’orrenda espressione!), vale a dire di vetrina delle realizzazioni più significative dell’Amministrazione dei beni culturali (vengono esposti fra l’altro alcuni manifesti della Repubblica Sociale Italiana assai interessanti, per l’ideazione e la realizzazione grafica, fatti restaurare appositamente per la mostra), si propone anche lo scopo di evidenziare problemi e nodi irrisolti, suggerendo in maniera costruttiva e consapevole soluzioni adeguate. Sotto questo profilo, appare degna di nota l’iniziativa di promuovere una tavola rotonda dal titolo «Archivi recuperati, archivi da recuperare e archivi per la ricerca storica», vòlta per l’appunto a sottolineare quanto è stato fatto ma soprattutto quanto resta ancora da fare in ordine alla salvaguardia del patrimonio documentario polesano, minacciato oggi più che mai da fattori di degrado e dispersione vecchi e nuovi (basti pensare ad esempio al collezionismo «selvaggio», che colpisce soprattutto gli archivi comunali).
Tornando alla mostra, che è accompagnata dalla presentazione di due libri sull’argomento usciti di recente, varrà la pena di ricordare che essa rappresenta il frutto della collaborazione di tutto il personale dell’Archivio, da quello amministrativo a quello tecnico, che si è prodigato senza risparmio di tempo e di energie per la riuscita della medesima.
C’è da augurarsi che ad essa arrida un successo pari almeno a quello riscosso l’anno scorso da «Memoria tradita», che ha rappresentato per molti rodigini (e non solo) un’autentica e piacevole sorpresa.
Ai prestatori e collaboratori tutti – ricordàti dettagliatamente a parte in questo catalogo, curato con perizia dal dott. Contegiacomo, va infine il ringraziamento più sentito da parte della comunità archivistica polesana.