In questa epoca, a dirigere l’Amministrazione del bollo e registro era il conte Vincenzo Pianciani, esponente della nobiltà di provincia, essendo di antica famiglia spoletina.
Leggendo le Lettere di Giuseppe Gioacchino Belli, pubblicate in due volumi a cura di G.Spagnoletti, si evince che Pianciani aveva nei confronti di Belli un atteggiamento di condiscendenza e permetteva al poeta lunghe assenze dall’ufficio nei 10 anni in cui Belli lavorò( si fa per dire) come impiegato nell’Amministrazione del Bollo e registro.
Il Pianciani sembra consentire al Belli il più totale disinteresse per i suoi doveri d’ufficio. Almeno così si arguisce dalla lettura dell’epistolario del Belli in cui si parla dell’ufficio “ come di un laccio al piede che gl’impediva di spiccare il volo”.
Ricco proprietario terriero, Vincenzo Pianciani era nato il 12 agosto 1789 da una nobile famiglia umbra. Nel 1809, giovanissimo, sposò la principessa Amalia Ruspoli, dalla quale ebbe sette figli. Fu per molti anni a capo della Direzione Generale del Bollo, Registro, Ipoteche e Tasse Riunite e successivamente, a partire dal 1842, diresse per alcuni anni la Cassa di Risparmio di Roma, di cui fu uno dei promotori. Dal novembre 1847 fino alla rivoluzione del 1848-49 Vincenzo Pianciani ricopri la carica di consigliere comunale di Roma.
Con la restaurazione del potere temporale si ritirò a vita privata nella sua Spoleto, dove mori dopo una lunga malattia il 6 ottobre 1856. Anche il figlio Luigi entrò a far parte dell'amministrazione pontificia sotto il manto protettivo del padre, il quale gli fu prodigo di consigli durante tutta la sua attività di ispettore delle dogane dal 1834 al 1848.(fare nota sul fondo Pianciani ASR)
Uno dei pochissimi riferimenti al suo lavoro di impiegato, che non amava assolutamente, , Belli lo fa nel 1826, in data 10 maggio, quando scrive una lettera al suo capoufficio Pianciani per denunciare le ingiustizie subite nella sua carriera burocratica.
Seguendo quanto scritto nella lettera, Belli aveva almeno due questioni di cui lamentarsi: l’aver svolto per tre anni, su richiesta del direttore stesso conte Pianciani, una mansione inferiore al proprio grado e come seconda, il fatto che, una volta passato all’archivio, era stato scavalcato da un impiegato più giovane di lui.
Nella stessa lettera Bell parla delle sue assenze dal lavoro e si giustifica dei viaggi fatti. I viaggi sarebbero stati causati dalla volontà di curarsi e e perciò a loro volta avrebbero causato non solo delle difficoltà economiche, ma anche erano causa dell’ingiustizia subita come impiegato. ” Una malattia mi ha rimosso alcun tempo dall’uffcio; ma questo ha recato più danno a me che a lo Stato……Ma il comportamento di Belli non era una scandalosa eccezione e altri, a detta dello stesso facevano di peggio.”
Come si può bene vedere, questo tipo di vessazioni nei confronti degli impiegati pubblici sono fra le maggiori cause di denuncia anche attualmente. Per cui le lamentele del Belli sono, come dire, problemi anche attualmente sentiti e denunciati dagli impiegati della Pa.