i materiali

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La scelta dei materiali da utilizzare era principalmente affidata al Comune committente ma in alcuni concorsi si teneva conto anche del giudizio estetico dell'artista e del luogo in cui avrebbe dovuto sorgere l'opera scultorea. Per il basamento e tutte le parti in pietra, dove venivano impegnate anche maestranze del luogo, lo scultore poteva contare su spazi adibiti a laboratorio messi a disposizione dal Comune stesso. Questo accadde nel caso di Gubbio dove ad Enrico Cagianelli veniva data la possibilità di usufruire del refettorio dell'ex monastero di San Pietro come laboratorio per la sagomatura del travertino, luogo di lavoro in cui si avvalse di scalpellini locali.

In altri casi, la scelta dei materiali costituenti il monumento come la principale parte scultoreo-plastica era rimandata allo scultore affidatario come si legge nel concorso indetto fra gli artisti umbri  per il monumento di Gualdo Tadino dove viene deciso che “il materiale di bronzo e lapideo sarà a scelta del concorrente” (Arch. storico comunale). Questa scelta era  legata non solo all'aspetto estetico ma anche tecnico; la diversa resa materica e cromia data dal TRAVERTINO e dal bronzo non facevano che differenziare il basamento del monumento dalla principale parte plastico-scultorea e da eventuali elementi come bassorilievi, stemmi e targhe, di solito fissati sul basamento stesso. I documenti d’archivio ci fanno intuire anche la scelta di un “travertino di buona qualità”  come affermato nel 1923 dallo scultore esecutore del monumento ai caduti di Acquasparta.

La provenienza del travertino è dalla zona del senese come nei casi di  Assisi e Spoleto: se per il primo i documenti accennano genericamente a Siena, per il secondo si parla espressamente di Serre di Rapolano. La stessa cava, che nell’ottocento ebbe particolare fortuna, riforniva di travertino altri monumenti dedicati ai caduti come quello di San Giustino. Sempre da fonti d’archivio si apprende che il travertino per il monumento di Bevagna, arrivava ancora da Rapolano ed era esente dall'esecuzione diretta dell'autore che comunque dava disegni e direttive agli scalpellini locali per la loro sagomatura. Il materiale per il citato monumento di Gubbio proviene, secondo le volontà del contratto, dalle cave della Madonna del Ponte per il rivestimento della torre e da quelle di Cagli o del Furlo per il bassorilievo. Il travertino occorrente per il monumento di Marsciano proveniente dalle cave di Massa Carrara, venne scolpito dallo stesso Cagianelli con l’aiuto del giovane collega Bruno Arzilli di Perugia. I due scultori erano infatti insegnanti presso l'Istituto d'arte della città.

Per quanto riguarda il singolare monumento ai Caduti di San Venanzo, i documenti ci rivelano che la provenienza del travertino era la zona di Perugia preferita alla pietra del monte Peglia o di Collelungo. Per lo scenografico monumento ai Caduti di Orvieto uno scritto del 1929, ci ricorda che  il materiale occorrente proveniva dalle cave del vicino Bagnoregio (VT), caratterizzato dalla colorazione  terrea e dalla calda tonalità che permetteva una facile lavorazione mentre le lastre rosse su cui incidere i nomi dei caduti  arrivavano dalle cave di Prodo nel comune di Todi. Per tale monumento in precedenza una relazione dell'architetto Neri Attilio  indicava il travertino o il basalto come materiale costitutivo. Nei casi di Bevagna ed Assisi la documentazione d'archivio ci rivela anche i costi applicati negli anni Venti sia per il travertino che per il bronzo; una curiosa notazione che comunque influiva in modo considerevole sulle spese generali sostenute dall'Ente comunale.           

Alla duttilità materica ed all'espressività plastica del BRONZO erano affidati i bassorilievi di molti monumenti: fra questi sono un chiaro esempio i quattro pannelli del basamento a dado di Città della Pieve   foto   o quello posto alla base del monumento di Nocera Umbra ma anche quello di Bevagna con scena di guerra alle dolomiti o i laterali del monumento di Monte Castello Vibio nel comune di Fratta Todina. L'esempio è seguito anche dai due monumenti di Trevi come dimostrato dai rilievi bronzei della base. La lega metallica del bronzo, se scelta per realizzare la parte principale, necessitava della più complessa tecnica della fusione che si plasmava su di un  modello in  creta, gesso o stucco agevolando così la sua elaborazione plastica. Al contrario della pietra se ne deduce come il bronzo, fuso nel calco in gesso, permettesse una maggiore resa dei particolari della scultura principale ed una sua maggiore espressività. Infatti nella fase immediatamente successiva alla fusione la scultura che ne risultava veniva esaminata dall'autore con lo scopo di far apportare, sempre in fonderia, eventuali rifiniture e piccole correzioni delle varie parti.

La scelta del bronzo per la parte principale, era dettata anche da un aspetto conservativo in quanto era esente da spaccature e distacchi di parti, tipici invece della pietra, anche se col passare del tempo questa lega metallica è soggetta ad una alterazione chimica e cromatica della superficie, compresa la sua corrosione. A tale proposito lo scultore Vincenzo Jerace, impegnato per il monumento ai Caduti di Bevagna si esprimeva a favore del bronzo in quanto ipotizzava “la maggiore durata e stabilità dell'opera” mentre riguardo alla spesa da sostenere per acquisto di tale metallo i documenti d'archivio ci dichiarano che è a carico del Comune affidatario come pure le opere di “fondazione, muratura, armature e ponti” necessarie per la collocazione del monumento.

In pochi casi il bronzo sostituisce la pietra o il marmo nella realizzazione delle lapidi; un esempio in tal senso che si distingue non solo per la materia adoperata ma anche per fattura è quello di Fratta Todina (Pg) o di Fabro (Tr). Il bronzo poteva essere usato anche per realizzare lo stemma inteso come identità civica del monumento come realizzato in quello di Norcia recante la scritta “Civitas vetustae nursiae” diversamente da quello in pietra che compare alla base del monumento di Orvieto. In bronzo o in pietra sono anche i tripodi col “Sacro fuoco della Patria” come detto nella lettera del 1922 da Giovanni Giovannetti che nell'esempio di Assisi usa appunto il metallo.      

Nella moltitudine di lapidi umbre spesso la figura, quando compare, ed accessori decorativi, sono appunto eseguiti in bronzo. É questo il caso delle lapidi di Bosco (Pg) o di Collescipoli (Tr) dove la figura è una presenza significativa che si delinea sul marmo bianco. Fra queste si distingue la lapide di Ospedalicchio (Pg) non solo per un esteso uso del bronzo nella figura del soldato-contadino realizzato quasi a tutto tondo ma anche per la qualità ed i significati simbolici come più avanti si dimostrerà. Sotto l'aspetto tecnico i differenti materiali comportavano una diversa tecnica di lavorazione in cui alla solidità del bianco travertino assegnata al basamento corrispondeva la “solidità classica” di una romanità rivissuta dal periodo fascista dove nella Roma antica questo era il materiale privilegiato.

Oltre al diffuso travertino più raro è l'uso della PIETRA ARENARIA come nell'esempio del monumento ai Caduti di Sant'Arcangelo di Magione ma per ragioni senza dubbio legate alle difficoltà economiche del dopoguerra vi sono anche monumenti ai caduti eseguiti in scagliola come quelli di Palazzo Mancinelli e Rigali nel comune di Gualdo Tadino. Associato ad un fattore economico a volte il più nobile travertino non si reputava necessario per un monumento relegato in un piccolo centro abitato.            

Altro materiale scelto in Umbria per onorare la memoria dei Caduti è la CERAMICA sagomata in piastrelle che per la sua fragilità venne adoperata solo in rari casi per le lapidi come nella frazione di Chiugiana (Pg) o nella lapide di San Francesco di Deruta. Una scelta originale in cui la lucentezza della superficie e la brillantezza cromatica dissolvono il costante carattere celebrativo dei tanti  monumenti ai Caduti. La lapide di Chiugiana non costituisce solo un raro esempio ma è opera firmata che nel suo messaggio semplice ed efficace, testimonia l'intensa attività nell'arte della ceramica del gualdese Alfredo Santarelli (1874-1957).

Nella rassegna umbra dei monumenti ai Caduti per ora noti, quelli costituiti dalla SOLA PIETRA e a noi noti, sono presenti in Acquasparta, Amelia, Baschi, Cannara, Castiglion del Lago, Città di Castello, Citerna, Colombella di Perugia, Deruta, Fabbri di Montefalco, Ferentillo, Giano dell'Umbria, Lisciano Niccone, Lugnano di Città di Castello, Maltignano di Cascia, Mantignana di Corciano, Marsciano, Orvieto, Perugia, Pietralunga, Pietrauta di Montefalco, Ripa, San Terenziano, Sigillo, Stroncone, Turrita di Montefalco, Villandria di Magione, Villastrada di Castignione del lago.