Le malattie professionali
print this pageL' estrazione dei minerali è da sempre considerata una delle attività più pericolose e malsane. Molti rischi erano comuni a tutte le miniere, altri invece specifici per ognuna di esse a seconda del minerale estratto, della formazione rocciosa e della profondità a cui avvenivano le coltivazioni.
Tra le malattie professionali, la più diffusa in Sardegna era la silicosi polmonare. Una forma di pneumoconiosi che portava all'insufficienza respiratoria, dovuta all'inalazione di biossido di silicio che provocava bronchiti e affanno e si aggravava con la predisposizione alla tubercolosi.
Il silicio si trova sotto forma di silicato di ossido nelle rocce sarde (quarzo, granito), infatti ne veniva colpito chi si occupava della frantumazione, macinazione e perforazione della roccia. La situazione è migliorata alla fine degli anni Quaranta – inizio anni Cinquanta, con alcuni perfezionamenti tecnico-meccanici che ridussero la concentrazione di polvere nell'ambiente lavorativo.
Un'altra delle malattie più diffuse era il saturnismo: l'intossicazione cronica da piombo, dovuta all'inalazione di polvere, prodotta dall'estrazione e manipolazione del minerale in fonderia. Questa causava disturbi addominali, cefalea e problemi neurologici non mortali.
L'angioneurosi era, invece, una malattia dovuta ai traumi causati dall'uso prolungato di attrezzi meccanici vibranti ad aria compressa; provocava un progressivo intorpidimento, dolore e perdita di forze e sensibilità agli arti superiori.
Anche le giovani donne, occupate nella cernita dei minerali in laveria, erano soggette a intossicazioni, che causavano spesso aborti spontanei o parti prematuri, frequente era anche un ritardo nello sviluppo osseo dei minori impiegati in tali lavori.