L'edificio
print this pagePasquale Revoltella nel 1853 affidò all’architetto Georg Heinrich Friedrich Hitzig (Berlino, 8 aprile 1811 – ivi, 11 ottobre 1881) la realizzazione del suo palazzo che avrebbe dovuto essere dimostrazione dello status sociale raggiunto e luogo di rappresentanza della propria persona e dei propri affari. A differenza del Castello di Miramare, la coeva dimora realizzata per l'Arciduca Ferdinando Massimiliano d’Austria, Palazzo Revoltella era concepito per essere anche un luogo di aggregazione pubblica, uno spazio dedito a sontuose feste. In certi giorni infatti la dimora del Barone veniva aperta al pubblico, proprio come i parchi delle residenze triestine di Massimiliano, ovvero Villa Lazarovich e successivamente il Castello di Miramare. Revoltella, affidando l’incarico ad Hitzig, aveva esplicitamente richiesto che la parte adibita a residenza privata e la zona dedicata ai suoi uffici trovassero posto al primo piano. Il livello superiore doveva, invece, essere zona di rappresentanza, luogo dove si intrattenevano gli ospiti e avvenivano gli incontri formali; per questo motivo venne fatta la scelta inconsueta di rendere il secondo piano piano nobile. L'edificio non è l’unico a Trieste ad avere questa sistemazione degli spazi: Palazzo Economo, progettato dall’architetto Scalmanini (Trieste, 15 maggio 1830 – 2 ottobre 1905) nel 1887, presenta la medesima soluzione. Un'ulteriore richiesta inusuale avanzata dal Barone fu quella di collocare stanze a uso privato al pianoterra, al posto dei più consueti magazzini. Nei progetti di Hitzig si vede come il problema dell’illuminazione delle sale centrali del secondo piano fu risolto tramite l’apertura di grandi lucernari. La questione della ristrettezza degli spazi, che rendeva difficile creare un unico salone centrale di grandi dimensioni, fu ovviata mettendo le varie stanze in comunicazione tra loro e garantendo così la possibilità di spostarsi da una all’altra. Hitzig immaginò, all’interno del palazzo, due percorsi differenti: il primo, longitudinale rispetto all’edificio, era concepito per essere di rappresentanza e ad uso pedonale; l’altro, adibito alle carrozze e ai cavalli, si apriva su Via Diaz. Dopo l’approvazione del disegno da parte dell’Ispettore Edile Civile e qualche modifica, riguardante l’altezza del primo piano e l'apertura di una porta nella facciata principale, il progetto venne approvato il 19 agosto 1853. I lavori presero avvio sotto la direzione di Giuseppe Sforzi (Trieste, 1801 - ivi, 1883). Si procedette dapprima alla demolizione dei granai presenti in quell'area e, successivamente, all’edificazione del palazzo, che richiese sei anni. Nei progetti definitivi comparivano alcune modifiche relative ai vani interni, alle scale e, alla creazione, nel sottotetto, di appartamenti per il personale di servizio. Revoltella, nella guida dal titolo “Tre giorni a Trieste”, redatta assieme a Formiggioni, Kandler e Scrinzi, elogiò la velocità di costruzione del suo palazzo, dilungandosi a descrivere lo scalone e la sala ottagono. Il 23 febbraio 1859, con una sontuosa festa a cui parteciparono l’Arciduca Massimiliano d’Asburgo e Ferdinand de Lesseps, promotore ed esecutore del Canale di Suez, venne inaugurato il Palazzo, tra le entusiaste recensioni della stampa locale. Il Barone Revoltella, nel suo testamento, previde che l'edificio fosse “ destinato e conservato con carattere di fondazione perpetua [...] che porti perennemente il nome Museo Revoltella e che sia giornalmente aperto sotto la disciplina di pubblico accesso" (Testamento di Pasquale Revoltella, Archivio del Civico Museo Revoltella). La sua volontà è tutt’oggi rispettata e, nell’ultimo secolo, il museo è stato ampliato: venne acquistato dal direttore Venezian il vicino palazzo Brunner per ampliare gli spazi della collezione mentre, nel 1992, la direzione e gli uffici vennero ospitati nel limitrofo Palazzo Basevi.
Bibliografia essenziale - F. Staffieri, Theophilus Hansen e il Neogreco a Trieste, “Arte in Friuli arte a Trieste”, 9, 1986, p. 87 | Alberto Rieger stemma del Barone Revoltella |