La vita di trincea
print this pageUngaretti, Gadda, Marinetti, Slataper, D’Annunzio, Lussu e tanti tanti altri hanno scritto e descritto la loro guerra, i loro paesaggi durante la battaglia. Qualunque fosse il loro credo politico o religioso, se fossero interventisti o neutralisti, tutti si trovarono a vivere una esperienza fondamentale che avrebbe lasciato profonde cicatrici nella loro memoria personale e che avrebbe sconvolto il modo stesso di vivere in comune.
Le nostre anime sono ben più desolate e devastate del mucchio di rovine che dobbiamo difendere (Fritz Weber )
La popolazione dei Sette Comuni si riversava sulla pianura, alla rinfusa, trascinando sui carri a buoi e sui muli, vecchi, donne e bambini, e quel poco di masserizie che avevano potuto salvare dalle case affrettatamente abbandonate al nemico. I contadini allontanati dalla loro terra, erano come dei naufraghi. Nessuno piangeva, ma i loro occhi guardavano assenti. Era il convoglio del dolore. I carri, lenti, sembravano un accompagnamento funebre. (Emilio Lussu)
io vedo la divina città esposta alla bassezza del furore nemico come Ruggero vide Angelica bianca e nuda esposta alla fame dell’Orca, mentre il flutto dell’oceano artico le lambiva i piedi marmorei. (Carlo Emilio Gadda)