Modalità della censura
print this pageLA CENSURA ALL'OPERA
Scopo principale dell'Ufficio Unico era razionalizzare gli indirizzi della politica culturale perseguendo un maggior controllo sugli strumenti di comunicazione e di propaganda (radio, teatro, cinematografo, etc.). Zurlo sosteneva che un sistema centralizzato di censura fosse stato richiesto proprio dalle compagnie teatrali e dagli attori per evitare le lungaggini dovute a proveddimenti spesso contradditori delle varie prefetture. Le prefetture, di fatto, continuarono ed esercitare un ruolo nell'ambito della censura, sia per questioni pertinenti agli ambiti locali, sia perché avavano la prerogativa di sospendere uno spettacolo in qualsiasi momento per qualsivoglia motivo di ordine pubblico. Col tempo il sistema centralizzato si perfezionò al punto che le prefetture finirono per esercitare soprattutto una funzione di filtro rispetto alla grande quantità di richieste di autorizzazioni.
Leopoldo Zurlo, in carica come censore unico tra il 1931 a il 1943, arrivò a revisionare circa 18.000 copioni. Inizialmente la censura si occupava sia del teatro che del cinema, poi venne divisa in due sezioni: a Luigi Freddi venne affidato il settore cinematografico, mentre a Zurlo quello teatrale. L'ufficio di Zurlo si occupava del teatro di prosa, del teatro lirico (libretti d'opera), del settore filodrammatico, del teatro dialettale e regionale, del piccolo teatro cattolico (di seminario, di parrocchia, etc.), del teatro radiofonico e del teatro all'aperto. L'attività del censore era quella di passare al vaglio qualsiasi lavoro destinato ad essere rappresentato su un palcoscenico, anche i lavori patrocinati dalle organizzazioni del regime, cercando sempre di districarsi dalle influenze dirette o indirette di personaggi di rilievo, del settore politico, militare o religioso. E' chiaro che al censore giungevano segnalazioni da parte delle autorità che non poteva certamente ignorare come i rapporti segreti di polizia che pervenivano direttamente da Mussolini o i giudizi espressi dalla stampa di settore, ma da uomo colto ed esperto in materia, quale era, le sue valutazioni non potevano prescindere dalla qualità artistica dei lavori.