Ufficio unico e Leopoldo Zurlo
print this pageCon la legge 6 gennaio 1931 n. 599 sulle "Nuove norme per la censura teatrale", si trasferiva l'esercizio della revisione teatrale dai singoli prefetti ad un unico ufficio dipendente inizialmente dal Ministero dell'Interno. Il responsabile dell'Ufficio Unico fu individuato in Leopoldo Zurlo, uomo di cultura e servitore dello Stato di lungo corso, già viceprefetto in procinto di pensionamento, che mantenne la carica di revisore unico della produzione teatrale ininterrottamente fino all'estate del 1943. Zurlo si distinse per essere un abile mediatore in un sistema dagli equilibri interni precari, gelosie e raccomandazioni, prese di posizione dei diversi settori dell'apparato statale, ordini del partito e influenza della Chiesa, nonché per la sua competenza in campo artistico e teatrale.
Il censore teatrale seduto al suo tavolo negli uffici di Palazzo Balestra, sede del Ministero Stampa e Propaganda (poi Ministero della Cultura Popolare), situato a Roma in via Veneto
Successivamente l'Ufficio censura teatrale passò sotto il nuovo Ministero per la Stampa e la Propaganda (1935), diretto da Galeazzo Ciano, già responsabile dell'omonimo Sottosegretariato, dove alle tre direzioni iniziali (stampa italiana, stampa estera e propaganda), erano state aggiunte le divisioni cinematografia, turismo e radiodiffusioni, nonché l'Ispettorato per il Teatro (da cui l'Ufficio unico dipendeva). Zurlo passò così dalle dipendenze di Bocchini, poco sensibile in materia teatrale a quelle di Galeazzo Ciano, culturalmente preparato e desideroso di inaugurare una nuova politica culturale del regime che, attraverso il consenso e l'integrazione delle masse, portasse alla fascistizzazione della società italiana.
Dal 1936, quindi, fu istituita una Direzione Generale per il Teatro il cui responsabile divenne Nicola De Pirro, anche se la gestione tecnica della censura rimaneva nelle mani di Zurlo. La sua diplomazia ed intelligenza gli consentirono di ottenere la stima, la fiducia e talvolta anche l'amicizia dei suoi superiori ma anche delle sue "potenziali" vittime. Zurlo fece diventare la censura un costume volto al coinvolgimento degli autori, attori ed impresari piuttosto che un mero strumento repressivo, tanto che divenne una figura di riferimento a cui sottoporre i casi spinosi, a cui chiedere quali fossero i limiti consentiti dalla legge o quali gli accorgimenti da adottare per ottenere il visto. Zurlo era tenuto a revisionare tutto ciò che poteva essere rappresentato:
Teatro classico;
Teatro contemporaneo;
Produzione straniera;
Teatro lirico;
Teatro per giovani.
La parabola di Zurlo si concluse quando si rifiutò di aderire alla Repubblica di Salò. Ormai coloro che volevano ottenere il nulla osta per una rappresentazione si rivolgevano all'”Ambasciata” sottintendendo quella “tedesca” ed inoltre molti teatri erano stati chiusi.