Tecniche della censura
print this pageLe modalità della censura erano molteplici e variavano secondo gli autori (o anche differenti opere dello stesso autore, secondo i generi teatrali, secondo il tipo di pubblico cui uno spettacolo era destinato.Le possibilità di intevento erano ampie così come si evince dalla gradualità delle sanzioni applicate.
Tecniche di intervento:
- Divieto totale (respinto);
- Approvazione integrale (autorizzato);
- Approvazione con soppressione di alcune parti (quadro/i, battuta/e, figura/e, atto/i, parola/e), soppressione del titolo (o alcune parole del titolo), modifiche alla messa in scena ( scenografie, costumi o dettagli vari) (tagliato).
La sanzione più grave era il divieto di un copione per intero. Altre volte il censore si limitava ad apportare tagli più o meno ampi ad un copione (una scena, una strofa, il finale, il titolo). Verifica e controllo delle opere emendate spettavano ad un funzionario della questura che aveva il compito di essere presente agli spettacoli, copione alla mano, e verificare l'esecuzione del testo consentito. In caso contrario, il funzionario di polizia era incaricato di interrompere seduta stante la rappresentazione.
Si può parlare quindi di un "sistema misto" di censura:
La censura preventiva che si esplicava a livello centrale dall'ufficio unico, e la censura repressiva che invece era affidata a livello locale alle prefetture.
L'esistenza di un ufficio unico consentì di uniformare i criteri di revisione dell'intera produzione teatrale, impostando linee guida in base alle ragioni della politica e della propaganda di regime.
Tuttavia, da uomo colto ed esperto in materia, Zurlo elaborava le sue valutazioni anche sulla base della qualità artistica dei lavori teatrali.
La sua sensibilità, buon senso e competenza in ambito teatrale fecero sì che numerosi furono i suoi interventi, come dimostrano gli scambi epistolari con gli autori, per suggerire modifiche ai fini di un esito positivo.
Tanto che Zurlo, con i suoi consigli, finì per diventare per così dire co-autore informale di molte opere.
Di conseguenza, gli autori stessi cominciarono ad applicare una sorta di autocensura (o anche "doppia censura") se volevano che i propri copioni venissero autorizzati e rappresentati.
Il teatro, a suo modo, era un'impresa a tutti gli effetti, perciò un lavoro sospeso comportava perdite, anche economiche. Lo stesso "sistema delle sovvenzioni" divenne tra l'altro strumento più o meno diretto per indirizzare la produzione teatrale.
L'azione di filtro e orientamento, oltre che dalla censura, veniva svolta dai giornali specializzati di critica drammatica e drammaturgica.
In particolare, i critici organici al regime con le loro recensioni spesso tendevano ad assumere un metro più ideologico che artistico, tanto che in qualche caso si arrivò a proibire un'opera teatrale più per le ideologie dell'autore che per i suoi contenuti.
Un ulteriore strumento di censura era il pubblico, che con le sue reazioni, fischi, intimidazioni era in grado di influenzare l'esito di una rappresentazione.