Temi sottoposti a censura
print this pageriferimenti diretti o indiretti alle autorità politiche o a situazioni connesse ad essi (es. omonimia);
riferimenti alla religione e al clero (anche con il controllo da parte di autorità e stampa cattoliche);
riferimenti alla cronaca e alla attualità (privilegiando la retrodatazione dei fatti);
azioni riprorevoli e scabrose contrarie alla moralità;
riferimenti alla nazionalità di un autore o di un personaggio (in base alle relazioni internazionali della politica di regime);
riferimenti alla razza (ad esempio, escludendo dai copioni personaggi di colore o gli ebrei);
impiego di termini dialettali nelle scene e vocaboli e concetti contrari alla politica del regime (es. abolizione di termini quali libertà, etc.)
Tra questi, val la pena ricordare la cosiddetta “Campagna anti-Lei”, che ebbe inizio da un lungo articolo di Bruno Cicognani (Firenze 1879-1971) sul Corriere della Sera del 15 gennaio 1938 intitolato “Abolizione del lei”. L'articolo, scritto qualche giorno prima della circolare con cui il Partito Nazionale Fascista imponeva il Voi al Paese, forse fu scritto d'intesa con il Ministero della Cultura Popolare o forse era una convinzione ben radicata in Cicognani che rimanda in primis alla definizione settecentesca di Giuseppe Baretti (Torino 1719- Londra 1789) "maniera punto degna d'esser adoperata da quelle creature che chiamasi ragionevoli per antonomasia [...]” e sostenendo che dare del lei significa “indirizzarsi non alla persona alla quale si parla, alla persona reale, corporea, vivente, ma a un'entità astratta della quale l' individuo concreto sarebbe l' incarnazione (...)”. Inoltre, continua il Cicognani, la natura femminile del lei crea confusione.
Da questa base partiva la “campagna culturale” del Regime fascista: si doveva abolire il LEI ritenuto straniero e servile e sostituirlo con il TU ed il VOI. In merito a questo furono assunti appositi censori per trasformare i pronomi.
Mettendo al bando la parola LEI si metteva al bando anche il titolo di una rivista femminile molto in voga che da quel momento si chiamò Annabella.
Prima pagina del copione della riduzione radiofonica del Copernico di Giacomo Leopardi (1940). Al centro, il timbro del Ministero della Cultura Popolare, col numero di protocollo 12928, e l'indicazione di "sostituire però il voi al lei nelle battute" firmata da Zurlo.