Il Teatrino
print this pageDurante il ventennio fascista non si può certo trascurare l'importanza del cosiddetto teatro di parrocchia al quale si demandava un'intenzione pedagogica e moralizzatrice. Si trattava di bozzetti comici, quadri edificanti, monologhi e sacre rappresentazioni. L'ispiratore di tale iniziativa fu don Giovanni Bosco alla metà del XIX secolo con il suo scritto “Regole pel teatrino” (1858) in cui sostiene che il teatro in primo luogo doveva “rallegrare, istruire, educare i giovani più che si può moralmente” tenendo presente che le rappresentazioni non dovevano essere “amene ma sempre istruttive, morali e brevi”. La sua iniziativa viene portata avanti con successo dai salesiani. Il teatro di parrocchia, che prese il nome di Teatrino, sebbene fosse un fenomeno prevalentemente settentrionale, fu comunque uno strumento largamente utilizzato dal regime fascista che vedeva in questo l'opportunità di andare incontro all'invito dei vescovi cattolici che spingevano ad adeguarsi alle direttive espresse da Papa Pio XI nella sua “Enciclica sulla cristiana gioventù” e ad esaltare così l'ordine, la moralità, l'autorità, evitare i conflitti e le tensioni sociali. Il teatrino non intaccava l'ideologia del fascismo, anzi se ne faceva promotore ed infatti la censura non agì mai in maniera eclatante, piuttosto era decisamente più forte la pressione esercitata dalle gerarchie ecclesiastiche su testi ritenuti immorali. Il teatrino, quindi, veicolava anche contenuti che erano certamente graditi al regime, Zurlo da sempre si preoccupò di non dispiacere l'autorità ecclesiastica mandando in scena alcune opere, ragione per cui si faceva spesso affiancare da un esperto in materia religiosa come don Giuseppe Ricciotti con il quale emendava e censurava le opere o le parti di opere non ritenute opportune. L'intenzione era quella di educare, farsi portavoce di modelli sociali, civili e religiosi, esaltare la famiglia cattolica con le sue tradizioni e la civiltà rurale che costituivano i simboli cardine dell'ordine della società. Il padre, la madre, il sacerdote diventano i punti di riferimento sulla scena. Il teatrino continua ad essere fino a questo momento, unisessuale, ovvero solo maschile o solo femminile, era vietato il teatro promiscuo, fino a quando si tenta di espandere la rappresentazione in sede dopolavoristica.