Letteratura
Un romanzo dal successo enorme come sono i Promessi sposi, forte anche di una stabile presenza nell'insegnamento scolastico, e al contempo funestata da una diffusa (quanto semplicistica) percezione dell'opera come noiosamente bacchettona, non poteva che cadere "vittima" di una gran quantità di parodie, talora bonarie e rispettose, talatra ferocemente critiche dell'ideologia manzoniana.
La più antica di queste è probabilmente un abbozzo dal taglio anticlericale opera dello scapigliato Cletto Arrighi (al secolo Carlo Righetti) intitolato Gli sposi non promessi. Parafrasi a contrapposti dei Promessi Sposi, in cui Lucia perde il suo caratteristico pudore.
Il rovesciamento dei costumi di Lucia caratterizza anche molte parodie novecentesche: ne I Promessi sposi (!) firmati da Guido Da Verona (Guido Verona) nel 1930 (parodia che l'autore immagina legittimata dal fantasma di Manzoni stesso) ad esempio, Lucia è una procace brianzola che fuma, sogna una carriera da attrice e disdegna Renzo ma non l’automobile con cui don Rodrigo la scarrozza.
Ingredienti simili si incontrano nei Promessi Sposi di Piero Chiara, sceneggiatura scritta nel 1970 per un film mai girato. Anche qui il povero Renzo deve rinunciare a Lucia, che divide invece le sue grazie fra don Rodrigo e l’Innominato.
Copertina della parodia di Guido da Verona.
Cinema, televisione, fumetti
Così come il romanzo manzoniano è stato nel corso degli anni oggetto di adattamenti cinematografici in gran quantità, non mancano neppure casi in cui il cinema si sia divertito a farne la parodia (vedi anche la sceneggiatura di Pietro Chiara menzionata sopra).
Bisognerà innanzitutto ricordare lo sfortunato Il monaco di Monza, con Totò, Macario e Adriano Celentano (1963), che riprende giocosamente l'episodio di Suor Virginia ed Egidio.
Nove anni dopo (1974), un Nanni Moretti esordiente dirige invece il mediometraggio Come parli, frate?, in cui il regista interpreta un timido e dubbioso don Rodrigo.
La successiva parodia degna di menzione era invece destinata al piccolo schermo e risale al 1990: si tratta dell’irriverente sceneggiato interpretato dal trio Marchesini, Solenghi e Lopez: la prima puntata fu vista da più di 14 milioni di italiani.
In ambito fumettistico, Topolino, che da sempre vede i personaggi Disney rivivere i capolavori della letteratura universale, ha ospitato ben due parodie del romanzo, a distanza di una decina d'anni l'una dall'altra: nel 1976 vedono la luce I promessi paperi scritti da Edoardo Segantini e disegnati da Giulio Chierchini su soggetto dello stesso Chierchini; e nel 1989 è la volta de I promessi topi di Bruno Sarda e Franco Valussi (1989).
Passando a media più giovani, su YouTube si trova I Promessi Sposi in dieci minuti (2009), spassoso show in cui gli Oblivion raccontano il romanzo sulle note di celebri canzoni italiane, come Nel blu dipinto di blu.
Manzoni o Joyce?
Di taglio assai meno popolare e più difficile da categorizzare come parodia è My exagmination round his factification for incamination to reduplication with ridecolation of a portrait of the artist as Manzoni di Umberto Eco (Diario minimo, 1963), notevole esempio di riutilizzo "giocoso" di materiale manzoniano: si tratta di un fittizio pezzo di critica in cui l'autore finge di credere che I Promessi Sposi siano opera di Joyce e di scrivere un nuovo capitolo della fondamentale raccolta (vera) di saggi su Joyce diretta da Samuel Beckett Our Exagmination Round His Factification for Incamination of Work in Progress (1929).