Il telefono nella Grande Guerra
print this pageNel corso della prima guerra mondiale tra gli apparati di comunicazione in dotazione agli eserciti il telefono, insieme al telegrafo, ricoprì un ruolo significativo. Sul fonte italiano a tecnici e ingegneri esperti di telecomunicazioni fu affidata l’organizzazione del servizio I.T. (Intercettazioni Telefoniche), istituito presso ogni Comando di Armata. Fra i compiti del telefonista, che doveva sempre accompagnare il comandante durante le ricognizioni per la scelta della posizione dell’artiglieria da dove aprire il fuoco sulle postazioni nemiche, oltre a quello di intercettare e sabotare le comunicazioni nemiche, c’era anche la trasmissione tempestiva degli ordini, assicurando le comunicazioni tra comandi, retrovie e prime linee.
Il primo conflitto mondiale fu l’occasione per affermare l’uso del telefono da campo. In Italia il merito della realizzazione del primo modello andato in produzione spetta al capitano del Genio militare Gaetano Anzalone, come è documentato dalla «Rivista di artiglieria e genio» nell’ottobre nel 1908. Il telefono da campo “tipo Anzalone” era contenuto in una cassetta di legno (munita di cinghia per il trasporto a tracolla) che su un fianco aveva un foro nel quale si avvitava la manovella del generatore magneto-elettrico, quando occorreva chiamare. Il collegamento avveniva attraverso cavi aerei, collocati su pali o più frequentemente appoggiati sugli alberi. Erano linee fragili e facilmente sabotabili.
AL CINEMA: DARE E RICEVERE ORDINI AL TELEFONO
Nel brano del film Orizzonti di gloria di Stanley Kubrick (1957) il telefono da campo è il protagonista del concitato dialogo tra il generale Mireau e il comandante della fanteria Rousseau che, in mancanza di un ordine scritto, si rifiuta di sparare sui suoi uomini in ritirata durante lo sconsiderato attacco francese a un inespugnabile baluardo tedesco. Il rifiuto gli costerà la corte marziale.
INTERCETTAZIONI E TECNICA
Aurio Carletti, l'ufficiale che aveva organizzato il servizio di intercettazione della Seconda Armata, pubblicò, a qualche anno di distanza dagli avvenimenti bellici, un dettagliato articolo sull’organizzazione del servizio da lui diretto sulla rivista «Telegrafi e telefoni», anno II, n. 1, 1921, dal titolo Il servizio delle intercettazioni telefoniche durante la guerra. Si trattava del testo della conferenza che l’ufficiale aveva tenuto, per un pubblico di specialisti, a Roma presso l’Associazione elettrotecnica italiana nel novembre 1920. Nell’articolo è ricordata l’evoluzione del servizio nel corso della guerra, con dovizia di particolari tecnici.
L’efficienza del servizio, a cui l’ufficiale attribuiva molti meriti nelle fasi più fortunate della guerra, non fu tuttavia sufficiente a evitare il disastro di Caporetto. Infatti, nonostante l’abbondanza di informazioni intercettate sulla preparazione dell’offensiva nemica, anche a poche ore dal suo inizio, mancarono le decisioni opportune.
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